Del Rosso non ce l’ha fatta. Trovato anche Di Pietro

Continuano i riconoscimenti: oltre al titolare dell’albergo e all’allenatore due dipendenti, una coppia marchigiana e Feniello. E il papà del ragazzo accusa un malore

PESCARA. Le ultime parole le ha scambiate via whatsapp con la moglie Emira, la compagna di una vita che senza immaginarlo, senza saperlo, lo ha accompagnato fino alla morte che lo ha sorpreso mentre “messaggiava” con lei sulle emergenze della giornata. Nella sala lettura del resort, tra la cassa e la hall erano le 16,48 di mercoledì scorso quando Roberto Del Rosso ha smesso all’improvviso di rispondere. Schiacciato dalla valanga che ha tirato giù tutto il resort. Tra le vittime accertate ieri c’è anche lui, il designer pescarese di 53 anni (a marzo), padre di due figli di 8 e 15 anni, che con il suo entusiasmo e il suo infinito amore per quei posti aveva trasformato l’hotel di montagna, ereditato dallo zio, in un resort a quattro stelle che era l’orgoglio suo. Ma anche di tutta la comunità che Del Rosso aveva contribuito a rilanciare e a unire.

Ma non solo Roberto. Purtroppo da ieri il bollettino di morte è stato tradotto via via dai familiari chiamati a turno a riconoscere da una foto il proprio caro. Così è toccato anche alle figlie di Piero Di Pietro, 54 anni da compiere a febbraio, dirigente della Tua e bandiera del Lauretum calcio, dove aveva militato come calciatore prima, e come allenatore poi, portando la squadra del suo paese fino alla promozione in Eccellenza. Per poi dedicarsi ad allenare i bambini. Ieri Piero Di Pietro sarebbe dovuto essere a Roma, alla Sapienza, ad assistere alla laurea in Giurisprudenza di una delle sue due figlie. Che invece, dopo quasi una settimana di disperata attesa, si sono dovute arrendere come avevano già dovuto fare per la madre, Barbara Nobilio, 51 anni originaria di Roma. Con il marito sarebbero dovuti stare una notte, una notte soltanto, al resort di Rigopiano, insieme a Sebastiano e Nadia Di Carlo e al loro bambino Edoardo. Unico superstite di quella maledetta spedizione.

E ancora. Stefano Feniello, 25 anni, originario di Salerno ma residente a Città Sant’Angelo, dipendente della Cordivari e un diploma all’istituto tecnico di Montesilvano. Di lui, e per lui, ha parlato in questi giorni il padre Alessio, vittima a sua volta di un terrificante equivoco che l’ha quasi fatto morire due volte. Perché gli hanno detto che era salvo. E poi invece no. Per giorni, e fino a ieri, che ha avuto un malore, il povero genitore si è aggirato tra i corridoi dell’ospedale in attesa di una comunicazione che non arrivava. Ogni tanto uno sfogo davanti alle telecamere e sempre la stessa accusa: «Mio figlio e le altre vittime sono state sequestrate. Mio figlio e tutti gli altri se ne volevano andare. L’ultima telefonata alla madre, “sono le quattro e ancora non vengono a pulire la strada”». Stefano che lì c’era arrivato martedì 17 gennaio, ma di pomeriggio, perché la mamma gli aveva chiesto che almeno questa volta festeggiasse a casa gli anni. E allora lui ha pranzato a casa e poi con la Panda, insieme alla sua Francesca con cui progettava già il matrimonio, è salito fin su a Rigopiano. «Tutto bene, siamo saliti senza catene», la rassicurazione al padre. Per poi chiamare la mattina seguente e dire, dopo il terremoto, che erano pronti per andarsene, stavano “solo” aspettando lo spazzaneve annunciato per le due. E invece, lui è morto e la fidanzata Francesca, che intrappolata com’era riusciva a vederne il braccio, si è salvata. Ai soccorritori l’ha detto subito: lì sotto c’è Stefano. Che però non sentiva parlare almeno dal giorno prima.

Anche Linda Salzetta, 31 anni di Penne, se ne voleva andare e non ce l’ha fatta. Doveva andare a Pescara, a scegliere definitivamente il vestito da sposa. Ma la neve, la troppa neve, non le aveva consentito di lasciare l’albergo dove lavorava come addetta alle stanze. E allora lì anche mercoledì, con l’ultima foto (che pubblichiamo) che la ritrae la sera prima con la neve addosso.

Lunedì pomeriggio è stata ritrovata dove da giorni il fratello Fabio diceva che doveva trovarsi: dietro una nicchia in cucina. È lì che l’aveva vista pochi minuti prima della valanga ed è lì che, senza vita, è stata ritrovata insieme ad altri suoi colleghi. Tutti ragazzi, un’unica famiglia di cui anche Fabio, il fratello di Linda Salzetta faceva parte. Ma lui s’è salvato perché come manutentore dell’albergo pochi minuti prima della valanga era andato nel vano caldaia. Da lì dentro ha sentito sbattere la porta, un rumore sordo. È uscito e l’hotel non c’era più. Quando a notte fonda sono arrivati i primi soccorritori è rimasto con loro. A cercare, a chiamare, a dire tutto quello che ricordava per salvare la sorella e tutti gli altri. Ma niente da fare.

Neanche per il senegalese Faye Dame, 42 anni che grazie al contratto di lavoro che gli aveva fatto l’albergo Rigopiano era riuscito da poco a rinnovare il permesso di soggiorno a Torino. Era stato inserito nell’elenco dei dispersi dopo qualche giorno dal dramma, dopo che la console onoraria del Senegal a Torino aveva cercato in tutti i modi di rintracciare qualcuno che lo conoscesse. E alla fine era uscita la fidanzata che Faye voleva sposare. Ma il bollettino ha aggiunto un’altra coppia: Marco Vagnarelli e Paola Tomassini, di Castignano, provincia di Ascoli. E oggi si continua.

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