Del Turco, Mimun e cronista Tg5 indagati per diffamazione pm

La procura di Campobasso ipotizza il reato contro il procuratore di Pescara Trifuoggi e i pm Di Florio e Bellelli: sotto accusa un servizio mandato in onda dal telegiornale

CAMPOBASSO. Diffamazione aggravata. È l’ipotesi di reato contestata dal sostituto procuratore di Campobasso, Fabio Papa, al giornalista del Tg5, Alberto Cappato, e al direttore, Clemente Mimun, per un servizio trasmesso il 27 luglio 2011 riguardante la «Sanitopoli» in Abruzzo dal titolo: «Caso del Turco. Una perizia della difesa fa crollare la prova regina dell’accusa. Manipolate le foto che testimonierebbero la presunta consegna di tangenti». Nell’avviso di conclusione indagini il pm Papa ravvede, dunque, per i due giornalisti, ipotesi di reato a danno dei magistrati della procura di Pescara – Nicola Trifuoggi, procuratore e dei sostituti, Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli –, relative all’inchiesta che ha coinvolto anche l’ex governatore abruzzese, Ottaviano Del Turco.

Secondo il pm di Campobasso, Alberto Cappato nel suo servizio avrebbe leso la reputazione dei magistrati della pubblica accusa, «mediante suggestione dell’opinione degli ascoltatori, indotti a valutare assai negativamente l’operato e lo stesso profilo professionale e morale degli stessi (che avrebbero utilizzato e avvalorato, se non addirittura costituito prove false) mediante una rappresentazione dei fatti (peraltro anche smentita dalle risultanze del giudizio) - scrive ancora il pm - consapevolmente esagerata e distorta a senso unico, senza rispettare nè l’obbligo della verifica puntuale delle voci e delle asserzioni difensive, nè i limiti della continenza e della verità».

«Il ricorso, specie nella intitolazione e nella presentazione del citato servizio - prosegue Papa - ad espressioni gravi, forti, rappresentate come verità emergenti dal processo, contrarie alle conclusioni cui erano pervenuti i magistrati che si erano occupati della vicenda, il sensazionalismo facilone e incontrollato delle notizie trasmesse, risultavano palesemente idonee a indicare a pubblica disistima i detti magistrati e non risultavano pertanto rispettose dei limiti, pur amplissimi, connessi al diritto di informare e criticare». Il procedimento nei confronti dei due giornalisti del Tg5 è stato trattato dalla procura di Campobasso che ha competenza su fatti che coinvolgono i magistrati abruzzesi.

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