l'imputato

Del Turco: «Su di me fango. Il nuovo processo chiuderà la ferita»

L'ex governatore Ottaviano Del Turco è stato presidente della Regione Abruzzo dal 2005 al 2008

COLLELONGO. Presidente Ottaviano Del Turco, dopo la sentenza della Cassazione l’ex procuratore Nicola Trifuoggi ha detto che dovrebbe risarcire i cittadini.

«Dovrebbe essere Trifuoggi a risarcirli. Lui sta facendo campagna elettorale all’Aquila. Luciano Violante ha parlato di populismo giustizialista ed è gravissimo che anche Trifuoggi si metta a dire queste cose».

Come giudica la sentenza?

«Mi libera da una delle accuse più terribili e drammatiche della mia vita: non sono più il capo di un’associazione a delinquere».

Sì, ma la condanna per induzione indebita resta.

«Senza prove mai trovate ed esibite, non ho mai preso un centesimo. Trifuoggi parlò di una montagna di prove. Ha distribuito solo una montagna schiacciante di fango».

Che cosa si aspetta dal nuovo processo?

«Che la magistratura si assuma le proprie responsabilità e chiuda questa ferita. Mi aspetto dal processo un nuovo tratto di strada».

Adesso come trascorre le giornate. Ha mai pensato di tornare in politica?

«In molti mi hanno chiesto di ricandidarmi, ma con la politica ho chiuso perché ho dato tutto quello che potevo dare. Adesso dipingo, come ho sempre fatto, molto spesso alle 6 del mattino o alle 10 di sera. Sto dipingendo un paesaggio di Collelongo perché sono un maniaco del mio paese. Qui ho trovato gli abbracci e le lacrime. Le ultime quelle di mio fratello Quintiliano che sono andato a trovare in ospedale dopo la sentenza in Cassazione».

Cosa ricorda di quel 14 luglio 2008?

«Una giornata drammatica. Venni portato nel carcere di Sulmona in regime di sorveglianza speciale: quattro guardie mi osservavano a vista, forse avevano paura che facessi qualche telefonata e continuassi a dare ordini all’associazione a delinquere. Ricordo che per 28 giorni ho letto libri importanti. Pensavo di continuare a fare assemblee nelle fabbriche per tutta la vita. Invece la mia vita è cambiata. Ho incontrato molte slealtà, anche da parte di persone che ho aiutato a fare politica e a fare carriera».

Lei ha più volte parlato di nemici. Ci sono ancora?

«Ne ho dovuti affrontare tanti, nemici interni ed esterni a quella che era la mia maggioranza. Come i dirigenti regionali del centrosinistra che avevano fatto pressioni inaudite per farmi eleggere perché non avevano un candidato. Penso a Pezzopane, Lolli o Paolini. Poi è successo che ho preso il 60% dei voti e si sono spaventati. La mia presenza dava autorevolezza e metteva in discussione la loro capacità di convocare i caminetti per distribuire il potere in regione. E bisognava fare fuori quelli che stavano risanando la sanità, a cominciare dal sottoscritto. Sono felice di aver risolto un dramma. L’assessore attuale si vanta dei risultati raggiunti. Ho sempre saputo che nessuno me li avrebbe riconosciuti».

©RIPRODUZIONE RISERVATA