Di Mattia: controllo antimafia e commissario a Montesilvano

Le dimissioni di Maragno dopo 4 mesi in Comune, l’ex sindaco Pd: in città ci sono lobby con metodi mafiosi, i partiti sono inesistenti

MONTESILVANO

«La soluzione per Montesilvano è un commissario, per almeno tre anni, nominato direttamente da Roma e supervisionato dalla commissione Antimafia. Finchè i cittadini non capiranno che il voto non va svenduto sarà inutile votare». A tre giorni dalle dimissioni del sindaco Francesco Maragno, l'ex primo cittadino di Montesilvano, Attilio Di Mattia, la cui amministrazione è caduta a febbraio scorso dopo che 13 consiglieri si sono dimessi davanti ad un notaio, commenta così, all'Ansa, la situazione attuale. Di Mattia, subito dopo la sua caduta, aveva denunciato la presenza di lobby e di poteri oscuri, lanciando anche un'operazione verità andata avanti fino alle elezioni di maggio; parole analoghe a quelle pronunciate ieri, a quattro mesi dalla presa di posizione dell'ex sindaco, da Francesco Maragno che, nella lettera di dimissioni, si è soffermato su una «cabina di regia esterna alle cariche elettive» e su una «intollerabile pressione lobbistica». Dicendosi convinto che «queste dimissioni sono una farsa e un teatrino che cela un braccio di ferro tra il sindaco e la sua maggioranza», Di Mattia afferma che «le lobby ci sono, sono forti e hanno metodi mafiosi. Intendo - spiega l'ex sindaco - un modo di fare politica per avvantaggiare solo e soltanto il proprio elettorato, ignorando il concetto di bene comune. Ci sono dei gruppi di potere che sponsorizzano teste di legno in Giunta ed in Consiglio per mantenere lo status quo. Te ne accorgi solo strada facendo. Fare i nomi non è semplice, neanche quando li conosci; ci vogliono anni di investigazione».

L'ex sindaco - che aveva fatto parlare di sè e di Montesilvano in tutta Italia per idee innovative come l'istituzione dei box del sesso e la città “derazzistizzata” - non risparmia critiche neppure ai partiti: «I partiti non esistono. Sia il Pd che Forza Italia - sottolinea - spalleggiano i gruppi di potere, a volte anche in silenzio e girando la testa. La delusione sta nel Movimento 5 Stelle: in 100 giorni i grillini risultano non pervenuti; a Pescara e in Regione, invece, fanno un lavoro di opposizione all'altezza dei voti ottenuti». Inesistente, secondo Di Mattia, anche il suo partito di sindaco, il Pd, «da cui sono stato cacciato. L'unica persona che potrebbe fare qualcosa - osserva - è Giovanni Legnini che, però, ora ha assunto un ruolo non politico e quindi in futuro potrà far poco. Gli altri preferiscono lavarsi le mani e perdono tempo ad allargare solo il proprio consenso. Persone libere ed indipendenti fanno paura ai partiti...».

Secondo Di Mattia, Maragno «non ha scusanti: ha mandato un'amministrazione a casa per la fretta di diventare sindaco senza apportare nulla di nuovo. Ha imbarcato gli stessi personaggi che fanno politica in questo modo arcaico - dice ancora l'ex primo cittadino -, sapeva che doveva e dovrà avere a che fare con questi rappresentanti di se stessi. Il sindaco, con i bilanci in dissesto, non ha poteri; i consiglieri hanno poteri e poche responsabilità. Pensavo che mandando a casa un'amministrazione dopo 18 mesi e promettendo di tutto e di più si fossero preparati con una maggioranza solida. Cambiando gli ordini degli addendi il risultato non cambia». Con le dimissioni e con la sua presa di posizione, secondo l'ex primo cittadino, Maragno «non solo ha proseguito l'operazione verità lanciata da me, ma ha sposato tutta la mia linea amministrativa. Non ha neanche cambiato il segretario generale che io avevo scelto. Questo - conclude Di Mattia - vuol dire continuare con il mio operato».

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