Di Mattia: il Pd di Montesilvano va subito commissariato

L’ex sindaco scrive alla segreteria nazionale per sollecitare l’intervento dei probiviri dopo la rinuncia di Di Berardino

MONTESILVANO. Il centrosinistra a Montesilvano è sempre più una palude a pochi giorni dalla presentazione delle liste per le elezioni comunali di maggio. Dopo il naufragio della candidatura a sindaco di Antonio Di Berardino, tacciono il circolo cittadino e la segreteria provinciale del Pd che, per il momento, non rispondono alle pesanti contestazioni mosse dal sindaco uscente, Attilio Di Mattia, decaduto il 16 febbraio scorso per effetto delle dimissioni presentate dal tredici consiglieri.

L’ex primo cittadino, in un’intervista al Centro pubblicata il giorno di Pasqua, ha demolito la gestione del circolo cittadino annunciando una richiesta di commissariamento del partito a Montesilvano. Ieri, è stato lo stesso Di Mattia a inviare un’istanza formale alla segreteria nazionale del Pd, (Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini), al sottosegretario Giovanni Legnini, al segretario regionale, Silvio Paolucci e alla segretaria provinciale, Francesca Ciafardini.

La richiesta è innescata dalle problematiche relative all'accordo sul candidato unico per la coalizione di centrosinistra, in vista delle elezioni comunali del 25 maggio. Di Mattia aveva già avviato la campagna elettorale e si era detto disponibile a fare un passo indietro a determinate condizioni, chiedendo in particolare che il candidato sindaco non fosse un esponente della sua amministrazione. Sembrava che l'accordo fosse stato raggiunto sul nome di Di Berardino, ma è stato egli stesso a decidere di rinunciare perché «non si sono create» ha detto Di Berardino, «le condizioni minime per governare bene».

A questo punto, la situazione è divenuta ancor più confusa di fronte al silenzio degli organismi superiori del partito. Non si sa infatti chi e perché nel Pd cittadino abbia deciso sabato di indicare il nome di Lino Ruggero, ex vicesindaco della giunta Di Mattia, nonostante il no espresso a chiare lettere dai dirigenti delle liste alleate, in particolare Sel e due cartelli civici. Di fronte a questa grande impasse, Di Mattia si è convinto a serrare i tempi della sua iniziativa politica. Nel documento inviato alla segreteria nazionale del Pd, il sindaco uscente ha ricostruito la vicenda dello «strappo dei 13» consiglieri e parla di «delegittimazione, frutto di personalismi e interessi particolari».

In riferimento alle trattative per l'individuazione di un candidato, l'ex sindaco sottolinea che «l'assenza di tempestività da parte della segreteria cittadina ha inevitabilmente prodotto incertezza e confusione, che ha impedito di intraprendere un dialogo politico di coalizione fruttuoso e concreto, come il più importante partito di centrosinistra è chiamato a fare».

Soffermandosi sulla rinuncia di Di Berardino, Di Mattia parla di «agguato da parte di coloro che formalmente non fanno parte degli organismi politici» del partito, ma che materialmente sembrano avere piena e completa giurisdizione sulle scelte del Pd. «Gli eventi che si sono succeduti con nefanda e straordinaria velocità nel partito cittadino», scrive Di Mattia, «hanno senz'altro evidenziato la necessità di maggiore attenzione da parte dei probiviri, perché si sappia accertare, per il bene della cittadinanza, la motivazione che impedisce il corretto svolgimento del direttivo, la cui volontà, mi pare a tutt'oggi inascoltata». ©RIPRODUZIONE RISERVATA