la sentenza

Dipendente scomoda spostata la Asl condannata tre volte

PESCARA. «Fials contro Asl di Pescara 3-1». Gabriele Pasqualone, segretario provinciale del sindacato della sanità, non è uno che ama particolarmente il calcio: preferisce la corsa. Ma dal pallone...

PESCARA. «Fials contro Asl di Pescara 3-1». Gabriele Pasqualone, segretario provinciale del sindacato della sanità, non è uno che ama particolarmente il calcio: preferisce la corsa. Ma dal pallone prende in prestito l’immagine di una partita giocata quasi a una porta soltanto per commentare il terzo ricorso vinto sul trasferimento di una dipendente e sindacalista.

Al centro della contesa c’è il caso di Nicoletta Di Nisio, dipendente e sindacalista Fials, scomoda perché ha denunciato presunte irregolarità alla Asl: il 30 luglio 2010, Di Nisio era stata trasferita dalla direzione sanitaria di Pescara al distretto di Cepagatti. Su questo trasferimento, il tribunale ha già decretato anti sindacale la condotta della Asl obbligandola a reintegrare Di Nisio a Pescara: lo spostamento di Di Nisio non era stato concordato con il sindacato tanto che la Fials lo aveva subito bollato come «un atto intimidatorio». Adesso, è arrivato un altro no al ricorso della Asl, assistita da Stefano Rossi: la Asl è stata condannata a pagare anche 1.200 euro di spese legali, più Iva. «La movimentazione del personale», osserva Pietro Chimisso, avvocato di Di Nisio, «non deve mai avvenire in spregio al quadro normativo». «Ora», si chiede Pasqualone, «quale provvedimento prenderà il direttore generale Claudio D’Amario contro chi ha deciso lo spostamento illegittimo di Di Nisio?».

Con la terza sentenza favorevole, la Fials si prepara a chiedere i danni: «Noi chiederemo i danni d’immagine come sindacato», annuncia Pasqualone, «e in un passaggio della sentenza il giudice prefigura gli estremi del mobbing contro Di Nisio. Per questo anche Di Nisio potrebbe chiedere un risarcimento danni». Sulla sentenza, il giudice Marco Bortone scrive che a «Di Nisio risulta diagnosticato un disturbo dell’adattamento di tipo mobizzante».

Pasqualone parla di una sentenza scontata: «Ma perché la Asl fa ricorsi quando sa bene quale sarà l’esito? Adesso, dovrà pagare le spese», sottolinea, «mi rattrista, però, che lo farà con i soldi pubblici: portare avanti battaglie strumentali contro il sindacato non deve essere un peso per gli abruzzesi».

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