Discarica Bussi, nuovo sequestro: “Inquinate le acque”, otto indagati

Blitz della Guardia di Finanza e della Forestale, dopo quello eseguito nel 2007, nel sito a 20 metri dalla sponda del fiume Pescara. Le accuse: mancata messa in sicurezza del sito, continuazione del disastro ambientale e inquinamento delle acque

PESCARA. Pericolo per l' ambiente e la salute pubblica: sono le motivazioni del nuovo sequestro - a circa sette anni dal primo - di tre discariche di rifiuti pericolosi nel polo chimico di Bussi sul Tirino disposto dal Gip di Pescara Maria Michela Di Fine. Otto gli indagati per mancata messa in sicurezza imposta dal ministero dell'Ambiente contro il contatto con falde freatiche e acque fluviali. Ipotesi reato ambientale e disastro ambientale colposo. Operazione del Roan Guardia di finanza di Pescara e Corpo forestale dello stato di Pescara e Tocco da Casauria.

Il sequestro riguarda circa 55mila metri quadrati in prossimità del fiume Tirino, di tre discariche di rifiuti pericolosi ubicate nei pressi del polo chimico di Bussi sul Tirino. Le tre discariche erano già state poste sotto sequestro nel 2007 da parte degli uomini del Corpo Forestale dello Stato di
Pescara e sono oggetto di un separato procedimento penale in discussione, proprio in questi giorni, presso la Corte D'Assise di  Chieti per le ipotesi di disastro ambientale e avvelenamento delle acque destinate ad uso potabile.

L'indagine è coordinata dai Sostituti Procuratori della Repubblica di Pescara, Giuseppe Bellelli e Annarita Mantini. Come richiesto dalla Procura, le aree poste sotto sequestro sono state affidate al ministero dell'Ambiente già direttamente interessato a seguito dell'istituzione del Sito di Interesse Nazionale di Bussi sul Tirino. La mega discarica di Bussi sul Tirino fu individuata nel marzo 2007 dagli agenti della forestale di Pescara in un'area di circa 40 mila metri quadri nei pressi del polo chimico, a meno di 20 metri di distanza dalla sponda destra del fiume Pescara. Migliaia i metri cubi di sostanze tossiche interrate tanto che fu definita «una delle più grandi discariche nascoste di sostanze tossiche e pericolose mai trovate in Italia e addirittura in Europa».

Dopo i primi rilievi e accertamenti furono emessi 33 avvisi di garanzia nei confronti degli allora vertici dell'Aca (Azienda Consortile Acquedottistica) di Pescara, dell'Ato (Ambito Territoriale Ottimale) e di ex amministratori della Montedison, che dagli anni '60 al 2001 ha gestito il polo chimico, acquisito nel 2002 dalla Solvay. Secondo gli inquirenti, per decenni e sino agli anni '90, l'area sarebbe stata destinata «allo smaltimento illegale e sistematico» di circa 240 mila tonnellate di sostanze tossiche.

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