«Distretto Asl mai aperto? Ostacolato dalle cliniche»

Parla l’ex sindaco di Cepagatti: forze occulte contro l’opera da tre milioni Contrasti per gli oltre trenta posti letto convenzionati con la Regione

PESCARA. «La rsa di Cepagatti, pronta dal 2004, non è mai stata aperta perché quei trenta e rotti posti letto per gli anziani in una struttura pubblica non sono piaciuti a qualcuno e, per questo, l’autorizzazione dalla Regione Abruzzo non è mai arrivata. Dietro all’abbandono, ci sono quelle che io chiamo le forze occulte della sanità: davanti a quei muri, mi sono dovuto fermare anch’io». Michele Cantò è l’ex sindaco di Cepagatti per due mandati, l’unico che fa la figura dell’amministratore responsabile nelle carte dell’inchiesta, archiviata, sull’immobile fantasma. Un’opera costata 3 milioni di euro, inaugurata 10 anni fa e mai aperta fino a collezionare 600 mila euro di danni che la Asl, adesso, cancellerà con un altro appalto di «manutenzione straordinaria».

«Dieci anni fa, il 5 giugno 2004, sono venuti a Cepagatti la buonanima di Nino Sospiri, all’epoca sottosegretario alle Infrastrutture, e tutti gli altri per inaugurare l’edificio. Ormai era tutto pronto», dice Cantò, «ed era cominciato pure il trasloco dal vecchio distretto». E non ricorda male l’ex sindaco: il comunicato stampa della Asl, diffuso due giorni prima della festa e ritrovato negli archivi, sottolinea che «la modernissima struttura, costruita ex novo e da poco completata, è destinata a ospitare una residenza sanitaria assistita e il distretto sanitario, qualificando grandemente la qualità dell’assistenza della popolosa cittadina. Nel distretto verranno allestiti ambulatori di oculistica, odontoiatria, chirurgia, ginecologia e urologia, ecografia, ortopedia, otorinolaringoiatria, cardiologia, medicina legale, vaccinazioni, guardia medica e veterinari». Poi, però, dopo il taglio del nastro, racconta Cantò, «è successo qualcosa e la struttura è rimasta chiusa. Guardi che io mi sono anche arrabbiato con l’allora direttore generale Angelo Cordone». Lo sanno anche i carabinieri del Nas che hanno indagato sul caso: «Il trasferimento del vecchio dsb nella nuova struttura non è avvenuto per successiva decisione di Cordone che, manifestando la volontà “di procedere diversamente in merito al dsb” ha richiesto il rilascio del certificato di agibilità per la originaria destinazione d’uso». Una decisione che Cantò non ha mai approvato, né all’epoca e né adesso: «Visto il perdurare dell’inadeguatezza del dsb di Cepagatti», scrivono i Nas, «Cantò ha sollecitato la Asl a trasferire il dsb nella nuova sede. Nella nota, il sindaco ha manifestato tutto il suo stupore sulla decisione di non trasferire il dsb nella struttura realizzata per essere destinata a rsa e inutilizzata tanto da evidenziarne problemi di conservazione strutturale, continuando a svolgere le attività in una “struttura fatiscente e inadeguata dal punto di vista igienico-sanitario”». È il paradosso di Cepagatti che gli oltre 15 mila del bacino d’utenza del distretto, sparsi in 8 comuni della zona, conoscono bene: un edificio nuovo ma ancora chiuso e un distretto che casca a pezzi e non ha neanche i requisiti per stare aperto, come accertato dai Nas che parlano di «gravi carenze» note almeno dal 2001. «Addirittura», dice Cantò, «capita che nella stessa stanza dove si fanno le visite ginecologiche, poi, si facciano anche le visite ai denti in altri orari. Ma come si fa?».

Ma la domanda che Cantò non smette di farsi è: perché una residenza per anziani, già pronta e inaugurata, resta chiusa finendo nell’abbandono tra vandali e ladri? L’ex sindaco fa capire che dietro all’incompiuta non c’è solo quella che il pm Gennaro Varone ha definito «cattiva gestione della cosa pubblica» ed «espressione di mala amministrazione» – senza però dare responsabilità – ma anche una lotta per accaparrarsi e tenersi stretti i posti letto convenzionati con la Regione. Cantò commenta: «Chissà perché, di colpo, è stata cambiata idea. Diciamo che ci sono state le forze occulte della sanità che non hanno voluto che la struttura aprisse. Noi del Comune abbiamo curato gli incartamenti, ma mai nessuno della Asl è venuto a ritirarli nonostante i solleciti. Sono tornato a vedere l’immobile: è abbandonato ed è stato depredato dai delinquenti. Adesso, voglio proprio vedere chi pagherà i danni: saranno sempre i cittadini e mai i diretti responsabili, tanto che mi domando se la Corte dei conti esista davvero».

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