"Distrutto per colpa di Lady Bmw"

Barretta: mai visto i suoi soldi, ora finalmente la guarderò in faccia

PESCARA. «La Klatten l'ho conosciuta solo attraverso i giornali, finalmente la guarderò in faccia a crudo. Perché è per colpa sua se la mia famiglia è stata distrutta». Ernani Barretta risponde al telefono dal suo rifugio Valle Grande, a Pescosansonesco, dove aspetta il processo di martedì che lo vede imputato per i presunti ricatti a luci rosse a Susanne Ursula Klatten. Un'attesa dolorosa per il 66enne, impaziente di trovarsi faccia a faccia con l'erede della famiglia Quandt, proprietaria della Bmw, chiamata come testimone nel processo in cui è parte civile.

È il nuovo capitolo del sexy intrigo internazionale scoppiato con l'arresto del presunto amante di Lady Bmw, l'amico e socio di Barretta Helg Sgarbi, il 14 gennaio del 2008.

LA TRAPPOLA «Quel giorno», racconta Barretta, «ero con lui in un autogrill quando la polizia tedesca in borghese venne ad arrestarlo. Viaggiavamo molto insieme, lui ha una ditta di traduzioni in Svizzera, è un tipo in gamba, un procacciatore d'affari, andava dappertutto. E io qualche volta mi infilavo dietro. Quel giorno ero andato con lui per farmi curare un orecchio, mi aveva accompagnato e ci stavamo separando: lui per fatti suoi e io verso l'Italia. Ma è arrivata la polizia che l'ha portato via e poi ha preso anche me chiedendomi se lo conoscevo. Certo che lo conoscevo».  Secondo l'accusa, come raccontò la squadra Mobile di Zupo che il 23 maggio dello stesso anno andò ad arrestare anche Barretta a Pescosansonesco, quel giorno di gennaio Sgarbi, e nell'auto dietro di lui Barretta, finirono nella trappola imbastita dagli investigatori a cui l'ereditiera ricattata si era rivolta. Per la Procura, Sgarbi stava andando a incassare i 14 milioni di euro estorti a Lady Bmw «su preciso mandato di Barretta», per non divulgare le immagini dei presunti rapporti intimi tra la donna (presidente anche di fondazioni a carattere umanitario) e lo svizzero con cui aveva una relazione.

I VIDEO HARD Immagini che sarebbero state riprese durante un incontro nella stanza 629 dell'Hotel Holiday Inn di Monaco mentre, sempre per l'accusa, Barretta era nella stanza adiacente a spiare con la telecamera da un buco nella parete. «Ma quali riprese dal buco», dice l'imprenditore che rivendica le sue umili origini e la sua vita di lavoro, «è già stato detto che Sgarbi aveva un piccolo computer. La verità è che mi sono fatto otto mesi di carcere solo per essere amico di Sgarbi e per essere capitato in una morsa troppo grande. La signora non è la prima che fa l'amore con un uomo. Il fatto è che in Germania lei è un'istituzione, e con un marito e tre figli una cosa del genere non va bene. Ma io che c'entro? Mi hanno trattato come un capo assassino solo perché questa signora si chiama Klatten e io sono un povero disgraziato».

IL TESORO Un povero disgraziato a cui il 23 maggio del 2008 la polizia sequestra, nel sottotetto di una dependance della tenuta di Pescosansonesco un milione e 200 mila euro e altri 400 mila euro dentro un vaso, ma anche dieci auto di lusso, due ville, una palazzina e appartamenti ritenuti provento dei presunti ricatti a luci rosse. Barretta, sua moglie, quella di Sgarbi e il figlio dell'imprenditore vengono arrestati: per il sostituto procuratore Gennaro Varone è un'associazione per delinquere finalizzata a truffe ed estorsioni. Intanto Sgarbi, a cui Ursula Klatten aveva già versato sette milioni di euro pur di evitargli, come lui le aveva fatto credere, le conseguenze di un procedimento penale negli Stati Uniti, viene processato a Monaco di Baviera e, dopo essersi accollato ogni responsabilità senza mai fare il nome di Ernani Barretta, viene condannato a sei anni di reclusione.

CARCERE E GIUSTIZIA Barretta, invece, esce dal carcere a metà febbraio del 2009 e pubblica un libro con le sue verità. Le stesse che ripete per telefono alla vigilia del processo: «Il mio amico avrà sbagliato, ma io e la mia famiglia siamo gente onesta, incensurata. Tutto quello che ho e che mi hanno trovato l'ho costruito in 40 anni di lavoro all'estero. Sono un figlio della terra, vengo da una famiglia di dieci figli, mi sono sudato tutto insieme a mia moglie. I soldi ce l'avevo già nel 1968 quando ho aperto a Montesilvano il primo locale, prima di quelli a piazza Salotto e a Francavilla. A Pescosansonesco, nella mia tenuta, sono venuti cantanti, artisti, tutta gente sana. Mi dovevano fare un'icona per quello che ho costruito. E invece mi hanno distrutto. Ecco perché sono impaziente di guardare la signora Klatten negli occhi, perché non ho fatto niente. Se lei ha dato sette milioni a Sgarbi sono fatti suoi, di certo non li ha dati a me».

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