DIVISO TRE

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Dal modo in cui aveva sbattuto quella porta sapevo che non sarebbe tornato subito.

Mi scoppiava la testa, avevo il cuore a mille per tutta la rabbia che mi circolava nelle vene. La rabbia e la paura.

Agitata cercavo di asciugarmi quelle lacrime così salate che non la smettevano di scivolarmi fino alla bocca.

Quello che mi aveva ferito era stato sentirlo dire: "Non mi sento pronto", come se invece io capivo diesserlo già.

Sapevo che ne avremmo dovuto discutere ma avrei voluto vedere almeno un cenno di felicità in quello sguardo che invece mi pareva di non conoscere nemmeno.

Ad un tratto mi sentivo soffocare, l'aria nella stanza era finita insieme al nostro litigio. Aprii la finestra ma da lì entrarono solo rumori, niente ossigeno.

Un bicchiere d'acqua, ecco un bicchiere d'acqua era quello che mi ci voleva.

Sentivo i miei passi a piedi nudi rimbombarmi dentro e per la prima volta capii che da lì in avanti, avreidovuto fare più attenzione.

Anche a camminare.

Ero terrorizzata all'idea di averlo perso per sempre e già mi sentivo a metà. Avrei voluto solo un caldo ed interminabile abbraccio ed invece lui aveva preferito scappar via.

Scappar via non da me e dalla nostra casa ma dal futuro che ci bussava alla porta. Un futuro che avrebbe cambiato per sempre le nostre vite, per sempre noi.

Squillò il mio cellulare e mi ci precipitai in camera per andare a rispondere.

Non era lui. Così lo lasciai squillare ancora.

Era andato via a piedi, la macchina era ancora parcheggiata davanti al portone di casa.

Non potevo chiamarlo, non mi avrebbe mai risposto.

"Torna, ti prego, torna.....parliamone ancora, ti amo come non ho mai

amato nessuno.....riusciremo ad essere pronti insieme e vivremo il mondo con il nostro futuro tra le braccia, di giorno e di notte, col sole e con la pioggia".Era questo quello che avrei voluto dirgli.

Cercai di calmarmi e senza neanche accorgermi, mi addormentai sul divano.

Non avevo sentito la porta aprirsi ma sentii una mano calda accarezzare la mia, quella che tenevo sulla pancia.

Aprii gli occhi e vidi Andrea davanti a me in lacrime: "Scusami scusami, sono solo uno stupido, non mi sento pronto, è vero, ma proverò ad essere il papà più bravo del mondo"disse.

Non riesco a ricordare quanto tempo siamo rimasti abbracciati senza dirci neanche mezza parola. Sguardi e lacrime e baci. E quelle mani sulla mia pancia, come a riscaldare quel tesoro così fragile e prezioso che era nostro figlio.

"Andiamo a fare una camminata ma prendi un maglioncino, il tempo sta cambiando" mi disse Andrea sorridendo.

Arrivammo al mare, seduti su quei gradini che portavano sulla spiaggia.

Tutto era così calmo ed accogliente, come se l'infrangersi delle onde volesse coccolare i nostri nuovi pensieri.

La sua mano che mi accarezzava la schiena mi faceva sentire protetta.

Era vero, l'aria sembrava più fresca e quelle nuvole erano lì come a dire che il tempo stava cambiando ma il nostro amore no, quello si stava solo dividendo.

Si, dividendo in tre.

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