Don Ciotti a Pescara: con la crisi la mafia è tornata forte

Il convegno della diocesi su immigrazione e tratta degli esseri umani: norme non rispettate, serve una svolta contro le organizzazioni straniere

PESCARA

«Non basta commuoverci quando affondano i barconi e succedono grandi tragedie, ma dobbiamo muoverci tutti e non si può essere cittadini a intermittenza. Abbiamo il dovere di conoscere per diventare cittadini più responsabili. Le istituzioni e la politica devono fare la loro parte, ma la prima vera riforma è quella delle nostre coscienze. Abbiamo bisogno di guardarci dentro e assumerci la nostra parte di responsabilità». Lo ha affermato, questa mattina, don Luigi Ciotti a margine del convegno Immigrazione e tratta degli esseri umani organizzato dall'Arcidiocesi di Pescara-Penne e in corso a Pescara. «Il problema della tratta degli esseri umani - ha aggiunto - coinvolge venti milioni di persone sulla faccia della terra e migliaia di persone anche nel nostro Paese che vengono sfruttate, penalizzate e private della loro libertà e dignità».

«Non basta solo gridare e fare delle direttive che poi non vengono ratificate e applicate», ha detto don Ciotti facendo riferimento alle convenzioni internazionali delle Nazioni Unite, come quella di Palermo del 2000, e all’Europa che dovrebbero fare «quello che devono». «L’Italia - ha proseguito - è stata una grande eccezione positiva, con l’articolo 18» che ha consentito di «favorire ragazze e ragazzi sfruttati» e che consente a queste persone di «essere riconosciute e accompagnate in un percorso». Ma in questo momento, ha proseguito don Ciotti, «stiamo slittando verso il basso, anche l’Europa, perchè tutto viene bloccato sul dato economico. Non ci sono soldi e non si possono fare investimenti. Si deve alzare un grido forte, anche da Pescara oggi, che non possono essere i dati economici a penalizzare la dignità e la libertà delle persone».

«Le mafie sono tornate forti, ma molto forti nel nostro Paese perchè in questo momento di crisi economica finanziaria hanno tanto denaro e lo investono. Sono mafie in guanti bianche, anonime. Hanno denaro e fanno altro denaro. Le mafie italiane non gestiscono la tratta degli esseri umani ma la permettono e la sostengono. Sono le organizzazioni criminali straniere che gestiscono tutto questo allora tocca a tutti noi prendere coscienza e darci una mossa».

Anche l'arcivescovo di Pescara, Tommaso Valentinetti, ha partecipato al convegno: «I buoni risultati delle azioni portate avanti dalla Caritas rischiano di essere vanificati da un'assenza di strategia e di presa in carico dei problemi a livello politico. Bisogna implementare delle politiche migratorie volte a contrastare l'economia dello sfruttamento».

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