Dragaggio fermo, si rischia l'esondazione

Lavori appaltati ma il ministero frena. Timori per il maltempo, domani vertice a Roma

PESCARA. Pescara come Genova. Il rischio esondazione del fiume c'è ed è concreto, se non viene immediatamente dragato il porto. A lanciare l'allarme, il presidente della Camera di commercio, Daniele Becci, e il comandante della Capitaneria di porto, Luciano Pozzolano. E spunta una lettera inviata al ministero dell'Ambiente lo scorso 2 novembre, a firma del presidente della Provincia Guerino Testa. «Il rischio che si ripeta quanto avvenuto venti anni fa, diventa una certezza».

La procedura imposta dal ministero rischia di bloccare il dragaggio del canale, e se il maltempo si abbatterà sulla costa potrebbe ripetersi una tragedia simile a quella che ha colpito la Liguria. «Nel 1992», si legge nel documento inviato in tutta fretta al governo centrale, «in occasione dell'esondazione del fiume Pescara dovuta esclusivamente al maltempo e non allo stato dei fondali, molte imbarcazioni sono andate distrutte e i danni sono stati ingentissimi: oggi, con i fondali insabbiati, il rischio si fa certezza». Il documento, mostrato ieri nell'ambito del Forum dell'economia e dello sviluppo, è stato redatto dopo una riunione urgente a cui hanno partecipato oltre a Testa, commissario delegato al porto, Becci e Pozzolano, il prefetto, il sindaco, i rappresentanti della marineria e degli operatori del porto.

Nella lettera si legge «l'impellente necessità» di giungere a soluzioni alternative a quelle imposte dal ministero per la salvaguardia dell'ambiente marino, «che consentano di procedere nel più breve tempo possibile all'avvio della fase esecutiva dei lavori». Bisogna sbloccare la procedura di dragaggio che in soli quattro mesi Testa era riuscito ad avviare. Il ministero ha alzato il livello delle barriere ambientali, imponendo condizioni mai applicate prima sia sul territorio abruzzese che su quello nazionale. Si tratta dell'utilizzo di «boe intelligenti» e del «correntometro», una strumentazione talmente difficile da reperire che non si trova in Italia, ma deve arrivare dalla Svezia.

Nella lettera si fa notare che, pur non essendo intervenuta alcuna modifica al quadro normativo, nelle precedenti occasioni il ministero ha autorizzato senza problemi la modalità di smaltimento con sversamento in mare. «Anche a Pescara, in occasione del precedente intervento di dragaggio che si è svolto qualche mese fa, non è mai stata imposta una procedura simile».

Il tempo passa e la situazione è ormai insostenibile, per la marineria e per l'intera città, sottoposta ad un pericolo tanto silenzioso quanto impellente. «Le operazioni vanno fatte subito», spiega il comandante Pozzolano, «bisogna intervenire per la sicurezza di chi lavora in porto e della città. In queste condizioni il porto non è sicuro», «ha bisogno di una manutenzione che manca da anni, si è formato un tappo che non rende agevole il deflusso delle acque. Con un'ondata di piena improvvisa i danni sarebbero altissimi. Vengo da Genova, e non ho mai visto prima un porto con 50 centimetri di fondali».

Domani, a Roma, il commissario Testa, il sindaco Mascia e il comandante della direzione marittima incontreranno il direttore generale dell'Ambiente, Renato Grimaldi e Nicola Dell'Acqua della Protezione Civile, per cercare di trovare una soluzione. «La situazione è drammatica», afferma il presidente Becci, «per cui auspichiamo che nell'incontro di domani si arrivi a qualcosa di concreto, considerando l'emergenza totale e il rischio di un'alluvione, come quella del '92».

© RIPRODUZIONE RISERVATA