La manifestazione sotto Palazzo di città sull'inchiesta droga e appalti che ha travolto il Comune

PESCARA

Droga e appalti, il Comune parte civile. E gli arrestati lasciano il carcere

Notificati i domiciliari. Nuovo intervento del sindaco Masci: "No a falsi moralismi, dipendenti infedeli, non c'è un sistema corrotto e neppure contaminazione corruttiva"

PESCARA. "Il Comune è stato danneggiato da questa vicenda, a tutti i livelli, ma ha dimostrato di avere un’articolazione e una struttura politico-amministrativa sana. Quanto alle conseguenze, è scontata la costituzione di parte civile non appena sarà concessa dalla legge". Così il sindaco di Pescara Carlo Masci interviene di nuovo sull'inchiesta droga e appalti che ha travolto il Comune e le polemiche politiche che sono seguite alla luce anche dell'annuncio dell'amministrazuioine di voler avviare i test antidroga a dipendenti e consiglieri.

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L'intervento di Masci avviene proprio nel momento in cui i quattro arrestati possono lasciare il carcere e andare a casa grazie alle notifica della misura cautelare attenuativa degli arresti domiciliari.

Tornano dunque a casa il dirigente Fabrizio Trisi, che si è dimesso ed è stato già sostituito e dunque non costituisce un pericolo per l'inquinamento delle prove; l'imprenditore Vincenzo De Leonibus, anche lui dimissionario dall'incarico di amministratore delegato della De Leonibus Edile ed i due accusati di aver rifornito cocaina a Trisi e De Leonibus, Pino Mauro Marcaurelio che ha confessato la cessione di droga a Trisi e Vincenzo Ciarelli. Secondo l'accusa De Leonibus avrebbe beneficiato di numerosi appalti per vari lavori, dalla manutenzione delle strade a grossi cantieri sull'Asse Attrezzato e manutenzione di reti idriche, in cambio di soldi, varie regalie, assunzioni di suoi amici e collaboratori a 'Pescara Energià, ma anche di droga da lui stesso acquistata e condivisa con Trisi e due funzionari pubblici. Iscritte, nel registro degli indagati, altre figure tra funzionari pubblici, esponenti della microcriminalità, e per un unico episodio, legato ad una cena elettorale, il presidente del consiglio regionale Lorenzo Sospiri.

"Va ribadito che stiamo parlando di dipendenti infedeli, non certamente di un sistema corrotto e neppure di contaminazione corruttiva come qualcuno vorrebbe far credere", aggiunge Masci nel suo nuovo intervento a margine dell'inchiesta, "nessun politico è tirato in causa e i dipendenti coinvolti sono una minoranza irrisoria rispetto all’intero corpo comunale con cui mi confronto ogni giorno e di cui apprezzo lavoro e impegno". Per il sindaco è stato tradito il vincolo di fiducia, sono stati traditi gli impegni contrattuali ed è stata tradita la deontologia professionale. "Allo sconcerto iniziale è subentrata la rabbia, perché tutto questo è intollerabile".

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E per quel che riguarda le polemiche e la richiesta di dimissioni avanzata dall'opposozione, il sindaco non ammette falsi moralismi: "All’onorevole Luciano D’Alfonso, sindaco emerito di Pescara la cui storia passata e recente parla per sé, che ha usato un linguaggio greve e spregiudicato, ricordio che la grande Pescara non è e sarà quella da lui paventata di “grande cocaina”: al contrario, ci sentiamo di rassicurarlo che non è e non sarà né quella del “grande affare” né tanto meno quella del “grande malaffare”.