Due mesi fa l’allarme depuratore

Una lettera riservata rivelò afflussi eccessivi di reflui: «Così l’impianto va in tilt»

PESCARA. Una lettera riservata, venuta alla luce solo ora, rivela che due mesi fa il depuratore di Pescara rischiò di andare in tilt per l’eccessivo afflusso di liquami. Allora raggiunse un picco record, pari a 3.750 metri cubi l’ora, cioè 90.000 metri cubi al giorno. In pratica, 20.000 metri cubi in più del livello già molto alto raggiunto giornalmente dall’impianto di via Raiale.

La lettera era firmata dalla Di Vincenzo Dino, l’impresa cui è affidata la gestione del depuratore ed era datata 31 marzo scorso. Venne spedita all’Aca, Regione, Comune, Provincia, Arta, Direzione marittima, Corpo forestale dello Stato e Ato ente d’ambito pescarese. Nella nota, l’azienda fece presente i rischi che stava correndo l’impianto lavorando a quei ritmi. «È evidente», si legge, «che l’impianto può sopportare tale carico per un periodo limitato. Non è pensabile che possa trattare 3.750 metri cubi l’ora a tempo indeterminato, perché nel caso la portata giornaliera sarebbe di 90.000 metri cubi al giorno e non di 70.000». «Non avendo avuto riscontro alle osservazioni fatte alla Conferenza dei servizi il 9 novembre 2015 e alla successiva nostra nota integrativa del 17 novembre», scrisse allora la Di Vincenzo, «considerate le elevate portate di liquame in ingresso riscontrate anche nelle ultime settimane, riteniamo opportuno proporre ed essere espressamente autorizzati dagli enti in indirizzo a sfiorare quantità eccedenti la capacità dell’impianto».

«Ribadiamo», proseguì la lettera, «che portate superiori alla capacità dell’impianto ne inficiano la funzionalità e provocano “l’effetto pistone”, ovvero la parziale fuoriuscita di fango biologico, rischiando di compromettere la funzionalità del processo depurativo per le successive settimane e di provocare, inoltre, danni alle apparecchiature installate e all’ambiente circostante con scarichi che potrebbero non rispettare i limiti di legge». La Di Vincenzo concluse così: «Decliniamo fin d’ora qualsiasi responsabilità in merito a tutti i danni alle infrastrutture e all’ambiente che potessero derivare da valori di portata del liquame in ingresso non adeguati alla capacità depurativa dell’impianto».(a.ben.)

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