E Strada dei Parchi porta il Mit in tribunale

Ricorso al Tar contro il ministero: «Interventi urgenti per la sicurezza delle due arterie abruzzesi»

ROMA. Un provvedimento contestato e da «annullare». Perché da una parte «ammette che l’approvazione del progetto è immediatamente esecutiva». Ma, dall’altra, risulta «priva di copertura finanziaria». Una premessa che, secondo il ricorso al Tribunale amministrativo (Tar) del Lazio presentato contro il ministero delle Infrastrutture e trasporti (Mit) da Strada dei Parchi, la società concessionaria delle autostrade abruzzesi A24 e A25, basta da sola ad evidenziare «la macroscopica illegittimità dell’atto» impugnato.
Scalini pericolosi. Il provvedimento in questione (protocollo 6767) è quello adottato dal Mit il 14 aprile scorso. E si inserisce nel lungo braccio di ferro sui lavori di consolidamento e adeguamento sismico delle principali arterie autostradali abruzzesi. Riguarda in particolare, sottolinea Strada dei Parchi, «l’assoluta improcrastinabile esigenza di adottare taluni interventi finalizzati ad impedire il fenomeno del cosiddetto scalinamento degli impalcati». Interventi per evitare, ad esempio, che scosse sismiche, anche di modesta intensità, possano determinare discontinuità nell’asfalto. Formando, appunto, dei gradini sul manto stradale che potrebbero causare tragici incidenti stradali. Senza contare, si legge nel ricorso al Tar del Lazio, che la legge di stabilità del 2012 ha stabilito, «in considerazione della classificazione delle autostrade A24 e A25 quali opere strategiche per le finalità di protezione civile», di procedere «per l’adeguamento sismico e la messa in sicurezza dei viadotti» oltre che «degli impianti di sicurezza in galleria» e «per i lavori di manutenzione straordinaria». Il tutto ponendo in capo al governo l’onere di rinegoziare con la società concessionaria «le condizioni della concessione anche al fine di evitare un incremento delle tariffe non sostenibile per l’utenza» nel caso in cui tali interventi non consentano di mantenere o di raggiungere le «condizioni di equilibrio del Piano economico finanziario (Pef, ndr) di concessione».
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