Ecco Cratos, il robot che monta i satelliti 

L’Aquila, in 3 ore esegue il lavoro che un uomo fa in sei giorni

L’’AQUILA. In appena tre ore porta a termine il lavoro che un uomo farebbe in sei giorni, eppure si muove piano piano, con calma. Siamo abituati a vedere i bracci robot assemblare le autovetture viaggiando a velocità dieci volte maggiori. «Ma a noi serve precisione», dicono alla Thales Alenia dell'Aquila. Si chiama Cratos, è il robot che assembla moduli che andranno nello spazio. E’ un caso unico in Europa che quindi rende l’Abruzzo una regione all’avanguardia in questo settore.
Qui, in Thales Alenia, preferiscono chiamarlo "cobot", robot collaborativo, l'acronimo di "Collaborative robot addressed to operative solution robot". Cratos è un po' come il dio greco della forza, Kratos. Il cobot si muove lento, prende i moduli, li fotografa, li assembla uno alla volta con precisione millimetrica, pardon, micrometrica. Con altrettanta precisione prende le piccole viti, cerca il foro, avvita con una forza specifica, mentre il computer registra tutto. Quindi il robot cambia braccio, si avvicina e incolla le piccole viti con la resina. Perché poi, quando i moduli saranno montati in un satellite per le telecomunicazioni Cosmo-Sky med, di seconda generazione, e spediti nello spazio, non c'è nessuno che potrà andare lassù per dare una stretta se qualcosa non funziona. Il cobot Cratos fotografa tutto, pesca nel suo database l'immagine precisa del pezzo e se si accorge che qualcosa è andato storto invia il segnale di errore all'operatore. E intorno a lui di operatori ce ne sono una decina: altro che i robot che tolgono lavoro agli umani. E' vero, Cratos è instancabile, lavora senza turni. Ma ha bisogno di decine di serventi iper specializzati che preassemblano i pezzi e li mettono nella giusta posizione, peraltro al termine di una serie di linee di produzione a prova di errore. La cosa curiosa è che il cobot può imparare. L'operatore gli dice che cosa deve fare, ma lui è anche in grado di imparare dai movimenti di chi prima assemblava quei pezzi.
«Errori? Impossibile», ci spiegano. Dentro la Thales Alenia Space, nella più grande camera pulita d'Europa, sembra di essere in un film di fantascienza. Prima di entrare bisogna indossare mascherina, tuta, cuffia e calzari. E dentro alla camera pulita dove le matite sono bandite, perché «fanno polvere», ce ne sono altre, di camere pulite, più piccole, con aria condizionata filtrata a parte. Quando Thales Alenia ha riaperto all'Aquila, nel 2013, nello stabilimento nuovo costruito in tempi record per sostituire quello distrutto dal sisma, venivano ospiti da tutto il mondo. Venivano per cercare di capire come era stato possibile realizzare un ambiente protetto con standard rigidissimi, grande 100 metri per 100 in modo da metterci dentro tutte le linee produttive.
«E' stata una sfida vinta. Non ci credevano neanche all'Agenzia spaziale europea», dicono in azienda. Lo stabilimento è montato su isolatori sismici che lo proteggono dalla scosse, come quella di gennaio che ha fatto oscillate per un bel pezzo la struttura.
«Se permettete, parlerò italiano», esordisce Ulisse Di Marcantonio, direttore dello stabilimento dell'Aquila, accolto quindi con un certo sollievo dalla piccola comunità di giornalisti che ieri mattina e potuta entrare in azienda. «La velocità di evoluzione della digitalizzazione ha creato la necessità di un continuo aggiornamento, soprattutto per i siti più all'avanguardia», spiega il direttore.
«Nello stabilimento aquilano lavorano oltre 300 persone fisse e altre 100 saltuariamente, con contratti a tempo determinato in base alla mole di lavoro». In mostra ci sono attrezzature sofisticate per le antenne utilizzate dal sistema satellitare gps Galileo, quelle della sonda Cassini, che lo scorso settembre si è tuffata nell'atmosfera di Saturno, quindi centinaia di chip di ogni dimensione, tradizionali e ceramici. E da qualche parte, ci dovrebbero essere anche le enormi antenne di un radar top secret. Thales Alenia Space dell'Aquila si sviluppa su 57.000 metri quadrati di superficie, di cui 16.000 metri di area logistico/produttiva coperta, 4.000 di uffici, 4.500 per le camere pulite per la produzione di apparati spaziali e infine 7.500 metri di laboratori.
©RIPRODUZIONE RISERVATA