Il caso

Ecco i capolavori dell’arte non valorizzati a Pescara

Anche un Courbet nella collezione che Di Persio vorrebbe donare alla città

PESCARA. Ci è voluta la visita di Vittorio Sgarbi la notte del Natale appena trascorso e prima ancora, nel luglio 2013, quella di Beatrice Avanzi, Conservatrice dei musei d'Orsay e de l'Orangerie, per far scoprire a Pescara un vero tesoro nascosto nel cuore della città. Tesoro privato, ma con una fortuna per nulla scontata a detta degli importanti studiosi che hanno avuto modo di vistarlo.

La collezione. Perché la Collezione Di Persio, una corposa raccolta di opere pittoriche dell'Ottocento italiano e francese, di inestimabile valore culturale ed economico, è al centro di un bel progetto dei suoi proprietari, l'imprenditore pescarese Venceslao Di Persio e sua moglie Rosanna Pallotta. Un progetto che rischia però di naufragare tra vicende giudiziarie scaturite da differenti posizioni della Soprintendenza per i beni storici e architettonici e da una generale indifferenza istituzionale, con il risultato - neppure troppo aleatorio - di vedere scippato il potenziale museo a Pescara, in favore di altre città in corsa per ospitare i quadri dei Di Persio.

Infatti, i coniugi dal 2010 hanno deciso di mettere a disposizione della collettività le loro opere, rendendo pubblico il progetto. Il primo passo è stato l'acquisto di un immobile in viale D'Annunzio, la ex Banca d'Italia, per decenni sede della Caripe: una location ideale per ospitare un museo e la sede della Fondazione intitolata a Di Persio e signora, i quali realizzerebbero e gestirebbero a proprie spese questa nuova istituzione culturale della città.

Un cavedio di troppo. Un'idea perfetta ma altrettanto impossibile da realizzare, stando alla cronaca, «per colpa di un cavedio», come afferma l'imprenditore-collezionista. La riqualificazione dell'immobile, racconta Di Persio, avrebbe lasciato inalterato l'esterno dell'edificio - un palazzo del 1925 - e modificato la spazialità interna per garantire un’idonea superficie calpestabile, condizione necessaria secondo alcuni museologi per allestirvi un museo, «l'unico scopo per il quale ho acquistato e vorrei ristrutturare la ex Banca d'Italia» afferma Venceslao Di Persio. Dal canto suo, la Sovrintendenza ha contestato al progetto del collezionista la chiusura di una "corte interna", come la definiscono i tecnici della Soprintendenza, interpretata altresì come un "cavedio" dai consulenti tecnici interpellati. Un dato storico-architettonico trascurabile secondo Di Persio, soprattutto a fronte dell'interesse della collettività a poter fruire di una nuova istituzione e attrattiva culturale che porterebbe un incremento di turismo, denaro e prestigio d'immagine a Pescara.

Il verdetto. La sentenza del Tar favorevole al collezionista è stata superata da quella del Consiglio di Stato che ha messo il punto sulla vicenda giudiziaria, ma forse non ancora sul progetto di Di Persio.

Infatti il dibattito culturale rimane aperto, perché studiosi come Vittorio Sgarbi, Beatrice Avanzi, Stefano Papetti e Cinzia Virno, sono tutti concordi sull'occasione unica per una città come Pescara di aggiudicarsi un museo di richiamo internazionale come quello che potrebbe realizzare il collezionista grazie ai capolavori che possiede.

I grandi artisti. Opere di autori come Gustave Courbet, Antonio Mancini, Charles-Frnçois Daubigny, Rosa Bonheur, Giuseppe De Nittis, Theodore Rousseau, Domenico Morelli, Constant Troyon, Michele Cammarano, Georges Michel, Francesco Paolo Michetti, Jules Dupre, Michele Tedesco e Narcisse Diaz de la Peña, solo per citarne alcuni, riuniti in 30 anni di ricerche in diversi Stati del mondo con l'idea critica di creare un collegamento tra due grandi scuole pittoriche dell'Ottocento europeo, quella napoletana e quella francese di Barbizon. Una raccolta originale di grande interesse per istituzioni ed enti che avrebbero dato carta bianca a Di Persio per poterla ospitare - da Parigi a Roma, da Milano ad Ascoli Piceno - e che viene richiesta per prestiti dai curatori di prestigiose mostre.

Mostre prestigiose. Come "I giardini delle regine" alla Galleria degli Uffizi di Firenze, "La Maison Goupil et l'Italie" al Museo di Belle Arti di Bordeaux, "Le vie del sole" al Palazzo Mediceo di Seravezza, che ha dedicato un'intera sala al collezionista pescarese, o ancora "Artisti dell'Ottocento: temi e riscoperte", allestita fino a fine maggio alla Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale con tutte opere provenienti da musei, a eccezione delle otto private dei Di Persio. Senza dimenticare le ultime richieste di prestito di Sgarbi, per la grande mostra in previsione all'Expo 2015, "I tesori d'Italia", tra cui non mancherà una rappresentanza della Collezione Di Persio. Sperando che anche questo tesoro possa emergere e non resti insabbiato tra indifferenza e burocrazia.

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