Economia Abruzzo: bene export e occupazione, calano investimenti e credito

I dati dell’indagine semestrale di Confindustria. Che aprono spiragli nell’economia regionale Serafini (Bper): "Banche attente allo sviluppo". Ma Confartigianato: 82milioni di prestiti in meno

PESCARA. «Continuo purtroppo a occuparmi ancora di tante crisi aziendali, ma da qualche mese sto assistendo a un numero sempre maggiore di richieste che riguardano gruppi imprenditoriali che vogliono investire in Abruzzo». Le parole proiettate con cautela verso l’ottimismo da parte di colui che dovrebbe avere in mano il polso della situazione, cioè l’assessore regionale alle Attività produttive Giovanni Lolli, accompagnano i dati di Confindustria che segnalano una piccola ripresa dell’economia in Abruzzo. Occupazione ed export – sono 3.400 le imprese che esportano – in particolare.

La fotografia sullo stato di salute dell’economia regionale viene stampata dall’associazione degli imprenditori con il suo rapporto semestrale. Un’indagine che arriva nel pieno della crisi politica innestata dai risultati referendari e che comunque traccia una situazione di stabilità priva di grossi slanci a seguito degli scarsi investimenti e del problema del credito.

«È evidente che in piena crisi di governo, tutto quello che si stava mettendo in cantiere, come iniziative e investimenti, subisce uno stop», afferma il presidente di Confindustria Abruzzo, Agostino Ballone, che tuttavia salva da questo pericolo le opere infrastrutturali fondamentali definite dal Masterplan: «Almeno su questo in Abruzzo non c'è particolare preoccupazione».

«Noi avevamo appoggiato il Sì e le ragioni che ci avevano spinto a farlo persistono ancora oggi», dice il leader degli industriali abruzzesi, «la vittoria del Sì avrebbe avviato un percorso che ora non partirà. Un percorso che invece è necessario».

In ogni caso, dopo anni di durissima crisi, i dati dello studio confortano. «Sono improntati all'ottimismo», continua il presidente, «perché sostanzialmente presentiamo un dato positivo, anche se nella media esistono pure quelli negativi. Emerge comunque che siamo usciti da un tunnel pericolosissimo e che abbiamo imboccato la strada della ripresa».

Ad illustrare ed analizzare i dati, nella sede della Regione , oltre a Ballone e Lolli, ci sono, t il direttore territoriale di Banca Popolare Emilia Romagna, Guido Serafini, l'economista Giuseppe Mauro, e Luciano Fratocchi dell'Università dell'Aquila.

L'indagine semestrale rileva un parziale miglioramento degli indicatori, a cui pero si accompagna una diffusa propensione alla stabilità per la gran parte degli indicatori produttivi e commerciali.

Emerge, inoltre, come le previsioni per il secondo semestre 2016 appaiano meno brillanti, con il prevalere di orientamenti alla mera stabilità.

Mancano, dunque, segnali di slancio e di crescita, proprio a causa di investimenti da parte delle imprese ancora insufficienti. E questo, secondo gli industriali, «costituisce un'ipoteca sulla possibilità di cogliere i minimi segnali di ripresa».

In tal senso, Lolli si sofferma sull'importanza dei bandi messi in campo dalla Regione, iniziative che destinano risorse dei fondi europei alla ricerca e all'innovazione.

Resta un problema la questione credito, ma anche in questo caso si iniziano a vedere dei miglioramenti. «I segnali di ripresa economica», osserva Serafini, «si traducono in una rinnovata richiesta di assistenza bancaria in termini di supporto a iniziative di investimento. C'è anche un segnale di ripresa da parte delle famiglie. Le banche ovviamente guardano con estremo interesse questa ripresa».

L’auspicio degli imprenditori va in una direzione ben precisa. Alle banche viene chiesto di intervenire anche quando l’azienda è in difficoltà per aiutarla ad uscire dalla crisi. E non va quindi sostenuta solo quando le cose vanno bene. Un problema quello del credito che lo stesso Lolli conosce bene a causa della crisi che attanaglia, e sembra non mollare, le piccole e medie imprese che storicamente costituiscono il tessuto imprenditoriale regionale.

In questo contesto arrivano i dati che posizionano l'Abruzzo ancora al terzultimo posto della classifica nazionale in materia di credito. L'indagine in questo caso è di Confartigianato Abruzzo, secondo cui a giugno scorso i prestiti alle imprese artigiane sono calati dell'8%, cioè 82 milioni di euro in meno (uno dei dati peggiori degli ultimi 2 anni). «Il tempo è scaduto», aggiunge il presidente regionale dell'associazione, Luca Di Tecco, «ora vogliamo garanzie e certezze dalla Regione». (ha collaborato Lorenzo Dolce)