Elezioni, Mazzali: alleati col Pdl ma alternativi

La capolista alla Camera di Grande Sud-Mpa punta sul lavoro e sulle industrie d’eccellenza

PESCARA. «Creare ricchezza che resti in Abruzzo e produca lavoro per i tanti giovani alla ricerca di occupazione». Barbara Mazzali, Capolista alla Camera per Grande Sud-MpA, imprenditrice originaria del nord ma da anni residente in Abruzzo, sintetizza così il suo impegno politico. «Sono certo insufficienti le misure di sostegno pubblico ma è altrettanto vero che, in Abruzzo, mancano infrastrutture che favoriscano gli investimenti. Oltretutto la riforma del lavoro del governo Monti ha ridotto la propensione ad assumere, a causa dell'eccessiva rigidità delle misure d'ingresso nel mondo del lavoro, e gli ostacoli sono divenuti insormontabili». Per invertire questa tendenza, la Mazzali, con Grande Sud-MpA, punta sulla necessità di «interventi mirati che siano coniugati alla buona amministrazione: migliorare le infrastrutture di servizio, favorire i collegamenti ferroviari, dare prospettiva ad un sistema portuale dalle grandi potenzialità nel bacino adriatico, accompagnare una politica di accoglienza ed una promozione del territorio che abbia risonanza nazionale ed internazionale». Nello specifico, ritiene necessario «alimentare un sistema industriale rivolto alla produzione delle nanotecnologie, al rilancio dell'agricoltura con veri sostegni alla commercializzazione dei prodotti, all'offerta turistica del territorio, puntando sull'alta qualità ambientale di cui questa regione fortunatamente gode ancora, al rilancio dell'aeroporto d'Abruzzo, alle comunicazioni con banda larga su tutta la regione per la trasmissione di informazioni veloci ed in gran quantità, alla ricostruzione de L'Aquila».

Circa la scelta di Grande Sud-MpA di presentarsi alle elezioni nella coalizione di centrodestra, la Mazzali ritiene che «più che da ragioni ideologiche, essa è stata determinata dall'interesse che quest'ultima ha riferito, nel suo programma, al forte rilancio del Mezzogiorno. Ben difficile sarebbe stato stare al fianco di chi dimentica il Sud, come Monti con la sua "agenda" o Bersani che propone ricette già ripetutamente fallite negli anni. La parola d'ordine è «appartenenza» al proprio territorio, quindi, più che ad ideologie. A Grande Sud appare stretta persino la figura di Berlusconi, considerato leader di un partito, il Pdl, più che capo della coalizione nella prospettiva della presidenza del consiglio: «Altrimenti saremmo anche noi nel Pdl e così non è, siamo altro. Grande Sud si propone, in alternativa al Pdl, all'interno della stessa coalizione».