Entro febbraio la procura chiederà il processo

Gli indagati sono 35, la prima udienza preliminare sarà fissata entro l’estate.

PESCARA. Neppure due mesi e l’inchiesta sulla sanità abruzzese sarà ufficialmente conclusa. Entro febbraio, il pool di pm pescaresi (il procuratore Nicola Trifuoggi e i sostituti Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli) firmerà la richiesta di rinvio a giudizio per i 33 indagati più le due società coinvolte, che da quel momento indosseranno le vesti di imputati. A quel punto, gli atti passeranno all’ufficio del gup, ancora da nominare, che provvederà a fissare la data della prima udienza preliminare, forse a luglio.

L’ACCUSA.
Ma il fascicolo è già di fatto chiuso a un anno e mezzo dallo tsunami giudiziario che ha cancellato una giunta regionale e portato alla luce un sistema ramificato di tangenti nella sanità, 15 milioni di euro che Vincenzo Angelini avrebbe versato sia al centrodestra sia al centrosinistra per ottenere rimborsi d’oro per prestazioni extra budget.
Un’unica richiesta di processo per due presunte associazioni per delinquere, finalizzate anche alla concussione, che avrebbero operato al vertice della Regione dal 2003 al 2005 (centrodestra) e da maggio 2005 al luglio 2008 (centrosinistra).

GLI ARRESTI.
Gli arresti del 14 luglio 2008 hanno disarcionato presidente, assessori, dirigenti regionali, manager e collaboratori, oggi tutti ex, targati centrosinistra. Eppure l’inchiesta ha accertato che si trattava di mazzette bipartisan. Il centrodestra - hanno rivelato le confessioni a rate del grande accusatore Angelini e i memoriali dell’ex moglie del deputato Pdl Sabatino Aracu - si sarebbe seduto da protagonista al tavolo da 800 milioni di euro delle cartolarizzazioni, la cui regia era curata dall’ex presidente della Fira Giancarlo Masciarelli, quello del partito dei soldi.

ARACU.
In carcere per un mese è stato rinchiuso il presidente della Regione Ottaviano Del Turco. Con lui, altre 9 persone sono finite nel mirino delle sette confessioni fiume di Angelini. Carcere evitato, nonostante la richiesta dei pm (disattesa dal gip), da Aracu, destinatario per la procura di tangenti per 980 mila euro quando al timone della Regione c’era la giunta di Giovanni Pace.

ANGELINI.
Angelini ha lanciato accuse, dribblato le manette e anche l’obbligo di dimora che pure la procura voleva imporgli. Ha raccontato di aver consegnato, nel corso di 19 viaggi a Collelongo rievocati ma mai registrati, 5,5 milioni a Del Turco, al suo ex braccio destro Lamberto Quarta e all’ex capogruppo del Pd Camillo Cesarone; 500 mila euro all’ex assessore alla Sanità, Vito Domenici; 100 mila euro all’ex governatore Pace; e oltre 6 milioni, il boccone più grande, all’ex manager Asl di Chieti, Luigi Conga.

Soldi, quest’ultimi, che la procura ha scoperto essere in parte destinati ad Aracu, l’ex coordinatore regionale di Forza Italia. Per la difesa degli indagati, nessun euro è stato trovato. Ma la procura è convinta di avere recuperato parte del bottino e che altre tangenti siano state reimpiegate in immobili.

Le dichiarazioni di Angelini - almeno quelle sul centrosinistra - sono diventate il perno dell’accusa, cristallizzate nell’incidente probatorio del settembre 2008 e pronte a essere scongelate nell’eventuale processo. Infine, a sigillare il bottino di mazzette annunciate e messe a verbale dall’imprenditore teatino, ecco i sequestri disposti dal gip Maria Michela Di Fine: appartamenti, auto, conti correnti degli indagati arrestati. E i quadri di Aracu.