Equitalia pignora il direttore dell’università D'Annunzio Chieti-Pescara

Equitalia contro Del Vecchio: tasse non pagate per 19mila euro. E il sindacato denuncia: stipendio troppo alto, va tagliato

PESCARA. Un debito di 19.176,89 euro per le tasse non pagate. E il debitore è un personaggio eccellente: Equitalia ha presentato un atto di pignoramento presso terzi contro Filippo Del Vecchio, 64 anni, direttore generale dell’università d’Annunzio di Chieti-Pescara. Proprio lui che fin dall’insediamento, nel 2012, ha attuato una politica rigorosissima e usato la scure per tagliare gli sprechi fino a diminuire anche gli stipendi a oltre cento dipendenti. In precedenza, fino al 2009, Del Vecchio era stato direttore amministrativo dell’università dell’Aquila e la cartella di pagamento è stata notificata proprio agli uffici del capoluogo: un atto che non è passato inosservato e immediatamente la notizia è rimbalzata fino a Chieti e a Pescara.

«Non so». «Non ne so niente», commenta Del Vecchio contattato telefonicamente dal Centro. Ma il documento esiste davvero e dice testualmente che Del Vecchio, originario della provincia di Benevento ma residente a Pescara, «è debitore dell’ammontare totale pari a 19.176,89 euro» calcolato alla data del 5 novembre scorso. Una cifra che comprende i presunti «tributi» non versati all’erario, gli «interessi di mora», la «sanzione civile» per il ritardo che si trascinerebbe da anni, i compensi di «riscossione coattiva» e le spese «esecutive» e «tabellari». «È un fatto personale e che non riguarda la mia attività di direttore generale», precisa Del Vecchio. Quello che è contestato, infatti, è non aver pagato tasse o multe e, per questo, Equitalia si è rivolta all’ateneo dell’Aquila «Ammesso che sia vero», dice ancora Del Vecchio, «non ne so niente». La cartella di pagamento precisa il ruolo dell’università aquilana: «Attenzione: il terzo non riceve la notifica del presente atto in qualità di debitore ma solo in forza dei rapporti che intrattiene con il debitore e delle somme a quest’ultimo dovute». Ma il rapporto di lavoro di Del Vecchio con l’università dell’Aquila si è chiuso da 7 anni ed è difficile che l’ateneo del capoluogo abbia ancora delle spettanze aperte nei confronti dell’allora direttore amministrativo. Perché la cartella sia finita all’Aquila, Del Vecchio dice di non saperlo e non si sa se l’università abbia pagato o meno. Di certo è che, dal 2012, Del Vecchio è al vertice della d’Annunzio e ci resterà almeno fino al 1° luglio del 2017 quando scadrà il suo contratto da 131 mila euro all’anno.

Il moralizzatore. La notizia del pignoramento di Equitalia nei confronti del dg ha destato scalpore negli ambienti universitari abruzzesi. Del Vecchio ricopre anche l’incarico di responsabile della Trasparenza e Prevenzione della corruzione, un incarico che gli è stato affidato dal rettore della d’Annunzio Carmine Di Ilio. E poi c’è un altro motivo: Del Vecchio è l’autore di una rigorosissima politica di tagli, anche sugli stipendi di oltre cento dipendenti universitari con un’operazione di recupero di somme, a suo giudizio, percepite indebitamente. Quasi una crociata in favore dei conti della d’Annunzio.

Stipendio in Senato. E dei conti dell’università si è parlato anche durante l’ultima riunione del Senato accademico dedicata al bilancio di previsione 2017: il 6 dicembre scorso, il sindacalista Goffredo De Carolis ha denunciato che Del Vecchio avrebbe percepito «indebitamente oltre 50 mila euro». Su questo, durante la seduta, si è accesa la discussione: se è così vada in procura, avrebbe detto Del Vecchio al sindacalista e il sindacalista gli avrebbe risposto con una promessa: certo che ci andrò, avrebbe detto De Carolis. Secondo il sindacalista della Csa-Cisal, Del Vecchio dovrebbe percepire “solo” 124 mila euro annui contro i 131 mila attuali: per De Carolis, il compenso dovrebbe essere ridotto perché la d’Annunzio riceverebbe dallo Stato meno di 100 milioni di euro all’anno di finanziamenti. E la cifra tagliata, sempre a detta di De Carolis, inciderebbe anche sul premio di risultato che dovrebbe essere decurtato. Durante il suo intervento, De Carolis ha contestato il bilancio per lo stipendio del manager: «Non può essere approvata la voce di budget che riporta le somme non dovute oltre gli oneri. Andrebbe invece iscritta a budget la voce di recupero delle somme indebitamente erogate al dott. Del Vecchio, a partire dal 2012, per oltre 50 mila euro».

«Conti approvati». Per Del Vecchio, però, la ricostruzione di De Carolis è errata: «Dal 2012», dice, «i revisori dei conti dell’università hanno controllato più volte il mio stipendio e sono sicuramente più competenti di un sindacalista. Comunque», sottolinea, «il bilancio dell’ateneo è stato approvato con l’unico voto contrario di De Carolis e con l’astensione di una ricercatrice».

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