Ex Cofa, arriva l’ok alla vendita

La fondazione Pescarabruzzo parteciperà con una quota di minoranza intorno al 40%

PESCARA. Il via libera del ministero è arrivato: la Camera di Commercio potrà comprare dalla Regione l’ex Cofa, il mercato ortofrutticolo ormai dismesso da anni. Ma l’ente camerale non sarà da solo ad affrontare la maxi spesa da 12 milioni di euro, perché nell’affare entrerà anche la fondazione Pescarabruzzo che è pronta ad accollarsi il 40% dell’investimento. Che cosa sorgerà al posto dell’ex mercato ortofrutticolo, però, è ancora un mistero anche per chi sull’ex Cofa sta investendo fior di quattrini. Perché il destino dell’area è legato a filo più che doppio al Pp2, il piano particolareggiato che dovrà ridisegnare la zona sul mare di Porta Nuova. Ma anche perché a decidere non saranno solo Camera di Commercio, fondazione Pescarabruzzo e Comune, ma anche chi metterà sul piatto i soldi per trasformare l’ex Cofa in qualcos’altro.

ALBERGO, ACQUARIO, PARCO. «Per me lo strumento giusto per l’ex mercato», spiega il regista di tutta l’operazione, il presidente della Camera di Commercio Daniele Becci, «è il project financing», cioè un’operazione di finanziamento che si ripaga con gli utili previsti dalla gestione dell’opera stessa. «Penso a un fondo di investimento, ad esempio, e a un gestore per le attività commerciali. Per quanto riguarda il progetto, siamo ancora nel campo delle ipotesi. Non è detto che su quell’area si faccia un albergo», spiega Becci, «è anche possibile che chi ci metterà i soldi, decida di fare un acquario o un parco tematico. Il Pp2 per quell’area parla di ricettività, servizi e commercio. La valutazione su che cosa fare tra l’altro deve essere condivisa con l’amministrazione comunale e con la cittadinanza, la cui espressione è il consiglio comunale».

IL COMUNE. Il sindaco Luigi Albore Mascia, dal canto suo, non pone limiti eccessivi su cosa fare, ma non vuole che quell’area si ricopra di cemento. «Penso a un albergo, sì, ma anche a una sala congressi, al verde, alla viabilità. Tutto però deve essere fatto con grande riguardo della qualità della vita e senza costruire troppo: Pescara è già piena di cartelli Vendesi e Affittasi».

L’ITER E I TEMPI. Prima di iniziare anche solo a immaginare il futuro dell’ex Cofa, però, di tempo ce ne vorrà ancora parecchio. «In virtù dell’autorizzazione all’acquisto arrivata dal ministero dell’Economia», spiega Becci, «inizieremo un percorso di sei mesi attraverso un protocollo con il Comune e redigeremo le linee guida del progetto».

IPOTESI RECESSO. «Per noi», spiega Becci, «la realizzazione di quell’area è un grande successo per tutta la città. Ci interessa che l’economia riparta un minimo con un’edilizia di alta qualità compatibile con gli standard che il mercato richiede. Certo, se il Comune non ci desse la possibilità di programmare qualcosa di compatibile con il rientro dall’investimento potremmo anche recedere. Ma siamo certi che questo sarà l’inizio di una nuova Pescara».

Un progetto che anche la fondazione Pescarabruzzo ha deciso di condividere con quella che Becci definisce «una partecipazione importante, non maggioritaria ma intorno al 40%», sgravando la Camera di commercio di una parte del peso dei 12 milioni di euro che servono per l’acquisto .

IL NODO PP2. Al centro di tutta l’operazione, però, resta il Pp2. Il piano è stato approvato in prima battuta a fine giugno, poi si è aperta la fase della presentazione delle osservazioni. Se non ci saranno grossi stravolgimenti, la stessa giunta potrà approvarlo in via definitiva. Ma se dalle osservazioni dovessero scaturire delle varianti, si dovrebbe passare dal consiglio comunale. E, chissà, anche rimettere tutto in discussione.

©RIPRODUZIONE RISERVATA