Ex Cofa, l’accordo rischia in consiglio

Il documento approderà venerdì in aula: si preannuncia un acceso scontro politico. Acerbo: «Fermate tutto»

PESCARA. L’accordo di programma, tra Regione, Provincia, Comune e Camera di commercio, per la riqualificazione dell’ex Cofa è appeso a un filo. L’opposizione ha già annunciato che darà battaglia per fermarlo e qualche perplessità sull’opportunità di questa operazione serpeggia anche tra i consiglieri di maggioranza. L’Udc, pur essendo favorevole all’accordo, ha criticato il metodo utilizzato per tentare di riqualificare la zona del lungomare di Porta Nuova. Ma i centristi non hanno ancora deciso se votare a favore o contro. La ratifica dell’accordo, necessaria per consentire alla Camera di commercio di avviare un intervento nell’ex Cofa, si giocherà, probabilmente, su una manciata di voti.

In proposito, ieri il consigliere di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo è tornato a chiedere uno stop. «L’accordo di programma per l’ex Cofa», ha detto, «a mio parere si fonda su presupposti assai opinabili ed è doveroso da parte del consiglio comunale perlomeno congelarlo». «Un’area strategica per il futuro della città», ha osservato, «merita di essere oggetto di un grande progetto unitario che sia il risultato del confronto tra le istituzioni, le forze sociali e culturali, e la cittadinanza. Lo stralcio dell’area ex Cofa è inaccettabile, dal momento che siamo ancora nella fase dell’esame delle osservazioni al Piano particolareggiato 2». «Si tratta della fase», ha proseguito Acerbo, «in cui giunta e consiglio dovrebbero discutere e confrontarsi sui contenuti del Piano. Invece, con una sorta di terrorismo allarmistico si cerca di imporre un’accelerazione che espropria la comunità della possibilità di determinare il futuro dell’area».

«Il fatto estraneo principale», ha ricordato il consigliere, «è sicuramente costituito dal permesso di costruire rilasciato alla società Pescaraporto di Milia e Mammarella. Ebbene, quel permesso è stato bloccato da due ricorsi, del sottoscritto e di un privato benemerito, su cui il Tar si esprimerà il prossimo 23 maggio. È semplice buonsenso richiedere che su quell’accordo ci sia una moratoria. Il ritardo nel definire il Pp2 non dipende dai ricorsi, ma dalla giunta in carica che ha buttato nel cestino il lavoro già pronto della precedente amministrazione».(a.ben.)

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