La palazzina di via Togliatti che accoglieva i richiedenti asilo

MONTESILVANO

Falso e abuso per lo Sprar: sette indagati 

Il gip ordina il sequestro dell’immobile di via Togliatti che ospitava 12 profughi: certificata l’idoneità nonostante gli illeciti

MONTESILVANO. Conta sette indagati l'inchiesta della procura di Pescara che giovedì scorso ha fatto scattare i sigilli a una palazzina di via Togliatti a Montesilvano che ospitava una dozzina di richiedenti asilo che fanno parte del progetto Sprar.

L'avviso di sequestro dell'immobile

Il sequestro è stato firmato dal gip Antonella Di Carlo e le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore Salvatore Campochiaro e delegate ai carabinieri della pg della procura. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati a due dipendenti comunali, ai due proprietari della palazzina e a tre tecnici.
Al centro dell'inchiesta questioni legate soprattutto a presunte irregolarità edilizie, ma non solo visto che alla proprietaria dell'immobile, Valentina Capitanio e a suo padre, Domenico Capitanio, (che secondo le indagini gestiva il tutto), oltre al reato di falsità ideologica commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità, devono rispondere anche del reato di truffa. Falso ideologico e abuso d'ufficio, invece, sono i reati che vengono attribuiti dalla procura al dirigente del settore gestione del territorio, Valeriano Mergiotti, al responsabile del procedimento, Guido Giansante (anche lui dipendente del Comune di Montesilvano), e al tecnico Giorgio Montese. Quest'ultimo, secondo il capo di imputazione provvisorio stilato dal pm Campochiaro, avrebbe accertato l’idoneità dell'immobile inserito nel progetto Sprar (e cioè il Sistema di protezione e accoglienza rifugiati) con due relazioni che certificavano l'idoneità della struttura che invece, sempre secondo l'accusa, risultava abusiva.
Giansante, tecnico comunale e responsabile del procedimento, avrebbe invece rilasciato la certificazione con la dichiarazione di agibilità dell'immobile: documentazione che poi il Comune avrebbe fatta sua, fidandosi dell'intervento dei tecnici. Indagati risulterebbero anche altri due tecnici, D.R., e A.D.F., che comunque risultano nell'elenco degli indagati, ma non nel capo di imputazione. Il decreto di sequestro sarebbe stato notificato qualche giorno prima al Comune di Montesilvano per consentire di liberare la palazzina dagli ospiti che, piuttosto velocemente, sono stati sistemati in un villino di viale Abruzzo in attesa di un'altra definitiva sistemazione.
Quello che era stato dunque un fiore all'occhiello per Montesilvano, che per il progetto Sprar aveva ricevuto un riconoscimento a livello nazionale quale modello per l'accoglienza, finisce nel mirino della magistratura, ma non certo per responsabilità dei vertici politici. Diverse decine sono infatti gli immigrati accolti nelle strutture messe a disposizione dal Comune. L'inchiesta della magistratura è comunque ancora in corso.

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