febbre per la danza caraibica

MONTESILVANO. C’è chi balla per divertimento, chi per agonismo, chi lo fa per vincere la timidezza, chi per aver più fascino e c’è anche qualche coppia che decide di muovere i primi passi per...

MONTESILVANO. C’è chi balla per divertimento, chi per agonismo, chi lo fa per vincere la timidezza, chi per aver più fascino e c’è anche qualche coppia che decide di muovere i primi passi per risvegliare una passione ormai sopita. Ce n’è davvero per tutti i gusti nella scuola di ballo Said’a Dance di via Vestina, aperta dal 1992 e che negli anni è arrivata a toccare punte di 350 iscritti. Una realtà nata dalla passione per il ballo di una coppia, Annalisa D’Agnese e Mauro D’Amico, che hanno poi passato il testimone ai figli Samy (attuale presidente dell’associazione) e Lamia D’Amico. Trent’anni lui e 24 lei, i giovani ballerini hanno raggiunto livelli altissimi in varie specialità, vincendo ad esempio diversi campionati nazionali di danze argentine, ma trovano ugualmente il tempo di insegnare a bambini e adulti di tutte le età diversi tipi di ballo. «Abbiamo il liscio, la danza classica, quella moderna, il tango argentino, i balli caraibici e di gruppo e il burlesque», racconta Samy che condivide lavoro e passione con sua moglie, Manola D’Alessandro, incinta di una probabile futura ballerina. «Ci siamo conosciuti all’età di 17 anni sulle piste da ballo e da allora non ci siamo più separati», raccontano spiegando le difficoltà che spesso incontrano soprattutto i maschietti con la passione per il ballo. «Si pensa sempre al tutù e quindi i bambini spesso vengono presi in giro a scuola o, ancora peggio, ostacolati dai padri. Ma molti sono talmente determinati da portare avanti comunque la propria ambizione», come spiegano i titolari e come insegna il film «Billy Elliot». «Anche io ho dovuto sopportare molte prese in giro», ricorda Samy, «perché i coetanei partivano dall’idea della danza classica, mentre nel ballo di sala quella del cavaliere è un’immagine forte, dominante».

I titolari della Said’a Dance (che prende il nome da una passione dei fondatori per la cultura araba) raccontano di come siano cambiati i tempi nel corso degli anni: «Prima si ballava prevalentemente il liscio, andavano molto le balere, oggi invece sono i balli di gruppo ad andare per la maggiore, i clienti vogliono poter andare nei locali nel fine settimana e ballare in maniera abile». E sono diverse le coppie che nascono tra i passi di danza. «Io dico sempre che è più semplice essere fidanzati che ballare insieme», sottolinea ridendo Samy, «perché la competitività del ballerino o della ballerina e la voglia di eccellere in una disciplina che non è individuale, porta a volte ad addossare la colpa delle sconfitte al partner ed è inevitabile che sorgano dissapori».

Ma c’è anche chi ha saputo sfruttare il ballo utilizzandolo come valida terapia di coppia: «Svolgiamo una grande funzione sociale», commentano Samy e Manola. Infine tra un corso e un altro l’associazione trova spazio anche per la solidarietà. «Non abbiamo grandi sogni nel cassetto perché li realizziamo quotidianamente aiutando chi è meno fortunato», concludono, «e portando avanti un lavoro che è per noi soprattutto una grande passione».

Antonella Luccitti

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