Ferri: in cella senza motivo

L'invasore di Montesilvano scrive una lettera dal carcere e racconta la sua verità: "Arrestato per un disguido, non sono scappato dai domiciliari: ero in ospedale. Adesso voglio tornare libero"

PESCARA. Scrive dal carcere San Donato Mario Ferri, 23 anni, professionista delle invasioni di campo: «Sono vittima di un disguido tra polizia e carabinieri», denuncia il Falco, questo è il soprannome che si è guadagnato sul campo facendosi beffa dei servizi d'ordine, dalla serie C1 alla Champions league fino al mondiale.

Ferri si trova in carcere dal 2 agosto scorso perché accusato di evasione dagli arresti domiciliari. Nella lettera al Centro racconta la sua verità e se fosse davvero così sarebbe un monumento alla giustizia che non va: «Mi accusano di essere evaso dagli arresti domiciliari ma non è assolutamente così», dice Ferri. Il Falco era agli arresti domiciliari dal 4 luglio scorso per il mancato rispetto dell'obbligo di dimora a causa dell'irruzione tra i ciclisti durante il passaggio del Giro d'Italia a Pescara.

«Stavo scontando, giustamente, gli arresti», scrive Ferri, «ma il 31 luglio, dopo un colpo violento ricevuto all'addome durante i miei allenamenti in giardino, ho iniziato a vomitare sangue. Allora, alle 17, chiamo i carabinieri e comunico che avevo estrema necessità di andare all'ospedale. Parlo con il brigadiere Vocione e chiedo l'autorizzazione per andare all'ospedale, mi dice di chiamare un'ambulanza e farmi portare. Chiamo l'ambulanza», prosegue Ferri, «e mi viene detto che non erano disponibili ambulanze, chiudo e richiamo il brigadiere per avvisarlo che stavo partendo per andare all'ospedale. Tutte queste chiamate possono essere assicurate da tabulati e registrazioni anche se lo stesso brigadiere Vocione può confermare cosa è successo». Così, Ferri evade dai domicialiari e si presenta in ospedale a Pescara: un'invenzione? Un documento della Asl attesta che Ferri, alle 19,22 del 31 luglio, si fa visitare. «Alle 19,22», continua il racconto, «dopo un'ora di attesa mi vengono prese pressione e frequenza cardiaca. Esco fuori, aspetto di nuovo il mio turno per altri controlli e mi ricapita di vomitare anche in ospedale, vado a comprare una bottiglietta d'acqua, torno, mi siedo e avevo perso il mio turno. Mi riprenoto e attendo fino alle 23, vengo visitato, mi viene prelevato il sangue e addirittura mi viene dato un appuntamento per il giorno dopo per ulteriori controlli interni».

Su un altro referto c'è scritto: «Consigli: torna domani alle ore 8,30 per consulenza in fisiopatologia digestiva». «Comunque», dice la lettera di Ferri, «alle 22 subisco un controllo della polizia e notificano che ero evaso quando io ero in ospedale: ho anche chiamato 113 e 112 una volta tornato a casa. Perciò», è l'appello di Ferri, «vorrei solo uscire da questa galera perché sto facendo soffrire chi mi vuole bene e anch'io sto soffrendo».

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