Feste cancellate dal Covid I fotografi: «Così falliamo» 

Oggi la categoria sarà a Napoli per partecipare a una manifestazione di protesta Il portavoce Gelsomoro: «Annullati i matrimoni, non lavoreremo più fino al 2022»

PESCARA. In apparenza è un funerale, quello di fotografi e videomaker e di tutto il comparto dei matrimoni, il cosiddetto wedding. Tanti professionisti che «non ce l'hanno fatta a superare il Covid», come si legge nel manifesto funebre stampato per la «cerimonia» che si terrà oggi alle 8,30 in piazza Plebiscito, a Napoli.
Ad annunciarla in Abruzzo è un pescarese, Mino Gelsomoro, di Scafa, che ha portato avanti una battaglia per i colleghi della regione (sono circa 480) a nome dell’Associazione fotografi videografi professionisti (Afvp). «Quasi trecento fotografi», spiega, «si ritroveranno a Napoli e da lì sarà trasmessa una diretta streaming su Facebook (gruppo Afvp). Nel corso della mattinata, si parlerà anche della nostra regione: sarà spiegato, cioè, come ci si è mossi in Abruzzo per ottenere un contributo, oltre ai 600 euro destinati a livello nazionale alle partite Iva».
È stato proprio Gelsomoro, nei mesi scorsi, a chiedere alla Regione «l'erogazione di un bonus di 2.000 euro ai componenti della categoria (i codici Ateco interessati sono due e cioè 742020 per le attività commerciali che si occupano di vendita, sviluppo e stampa della foto, e il 742019 per chi si occupa di riprese fotografiche)».
«Con una delegazione di colleghi», ricorda, «ho incontrato l'assessore Mauro Febbo a giugno. E la Regione, interessata alla questione anche attraverso il presidente del consiglio regionale Lorenzo Sospiri, ha garantito che questo aiuto arriverà».
Fino ad ora, però, non è stato stanziato alcunché, i mesi passano e «la categoria ci spera, è fiduciosa».
La situazione è davvero difficile, a causa del Covid, «perché molti matrimoni sono saltati, essendo stato previsto un limite massimo di invitati nei ristoranti», fa presente Gelsomoro. Parlano i numeri, nella loro drammaticità. «Questo mese», dice Gelsomoro parlando della propria situazione personale, «mi sono occupato di un solo matrimonio, a fronte dei venti o trenta degli anni scorsi nello stesso mese. Nel nostro settore, a parte qualche cerimonia, è tutto fermo e se ne riparlerà nel 2022, o perché nel 2021 non ci saranno più posti liberi, o per timore che l'emergenza non finisca per adesso».
«E poi, come se non bastasse», aggiunge, «ci sono clienti che hanno versato un acconto e ora lo vogliono indietro», essendo stato necessario far slittare la cerimonia.
La ripresa sperata dopo la fine del lockdown, «non c'è stata», né si intravede a breve, perché «i clienti hanno paura».
Non c'è neppure «la possibilità di ripiegare su altro» e in questo periodo «lavoriamo con le fototessere e la stampa di foto dal cellulare, oltre a consegnare il materiale dell'anno scorso ai clienti, e questa è la nostra salvezza, perché in questi casi veniamo pagati».
«La speranza», sottolinea, «è che arrivi un aiuto, a partire dal governo nazionale, perché per ora ci sentiamo dimenticati dallo Stato. I colleghi? Un paio hanno chiuso, uno ha cambiato locale passando a uno spazio più piccolo, qualcuno ha cercato un'altra occupazione. Ma così aumenta il lavoro nero».
E il paradosso, accaduto a un fotografo della zona, è che ha raggiunto una sposa il giorno del matrimonio e non l'ha trovata. Il matrimonio era stato rinviato, ma nessuno lo aveva avvisato.
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