Fiducia al governo Gentiloni, ecco il voto degli eletti in Abruzzo

Deputati e senatori votano la fiducia. E quello che chiedono al nuovo governo. Piccone vota contro: "Appoggiare il centrosinistra mi crea disagio". Anche Razzi deciso: "Voto no"

PESCARA. In Abruzzo continua a vincere il no. Il governo ha incassato la fiducia alla Camera e questo pomeriggio al Senato con 169 voti favorevoli, ma la maggior parte dei deputati eletti nelle circoscrizioni abruzzesi ha votato contro il nuovo esecutivo. Il “niet” che fa più rumore è senz’altro quello di Filippo Piccone (deputato di Ncd), che ha preso le distanze in totale controtendenza rispetto al partito del ministro Angelino Alfano. «Ho appena deciso di non votare la fiducia», dice, raggiunto telefonicamente nel corso della prima “chiama”.

«Ero a colloquio con i miei. E’ una scelta di carattere politico personale», ci tiene a sottolineare. «Sono entrato in questa avventura con Berlusconi, che dopo le ultime elezioni politiche ci ha portato alle grandi intese nel tentativo di formare un governo che salvasse l’Italia. Poi Berlusconi ha fatto marcia indietro, e io non l’ho seguito, perché avevo preso un impegno, ma una cosa è certa: chiusa la stagione delle riforme considero chiusa anche la stagione dell’appoggio a un governo di centrosinistra». Una decisione difficile, che potrebbe rimettere in discussione anche la sua appartenenza a Ncd di Alfano, che dagli interni è passato al dicastero degli esteri. «Ancora non mi ricolloco», spiega, rispondendo a una domanda su un suo possibile ritorno in Fi. «Potevo cogliere mille opportunità, ma non mi interessa. Mi interessa solo uscire fuori da una situazione nella quale non mi sento a mio agio, dal punto di vista politico».

Il senatore forzista Antonio Razzi ha infine deciso per il no, anche se stima molto il nuovo primo ministro. «Ritengo Gentiloni un galantuomo. Gli ho già fatto le mie congratulazioni. Ci conosciamo da quando portò Rai 1 in Svizzera». Ora che il Governo ha passato lo scoglio del Senato, cosa chiede Razzi per l’Abruzzo? «Senz’altro molta più attenzione, specialmente per quanto riguarda infrastrutture. La ricostruzione dell’Aquila è ancora in alto mare, e anche le città costiere sono abbandonate a se stesse. Per questo motivo il turismo non decolla». Ha votato sì Antonio Castricone (Pd). «Abbiamo diverse questioni in sospeso», afferma, «e vogliamo che vengano chiuse. Abbiamo avviato un lavoro importante sulla ricostruzione, non solo in termini di risorse. E poi c’è la grande partita del Masterplan, rispetto alla quale c’è bisogno di una grande continuità». Sì anche per l’onorevole Maria Amato (deputata Pd alla Camera). «Al nuovo governo», spiega, «solleciteremo immediatamente un decreto legge sul terremoto, l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, e la legge sulla responsabilità di chi svolge professioni sanitarie. E’ un governo, questo, che nasce con l’obiettivo della legge elettorale. Difficile immaginare ora se avrà respiro sufficientemente lungo da poter avanzare richieste meramente regionali».

Convintamente no, invece, da parte di Fabrizio Di Stefano. «Il voto del referendum ha dato un segnale forte, e cioè che gli italiani vogliono tornare a decidere il proprio governo e i propri rappresentanti». E in Abruzzo? «Abbiamo tante emergenze, e la priorità deve essere data ai terremoti, quello del 2009 e quello più recente, che non hanno trovato spazio nella frettolosa finanziaria licenziata dal governo, nella quale, al contrario, hanno trovato posto marchette e marchettine di pessima produzione». Voterà no, oggi al Senato, anche Gianluca Castaldi (M5S). «Questo governo», dice «non è un interlocutore credibile, è soltanto un Renzi bis, un governo che si ripresenta dopo 20 milioni di no. Non c’è bisogno del nostro no, perché glielo hanno dato già dato gli elettori».

Convinto sì da Stefania Pezzopane, senatice del Pd. «La maggioranza in Parlamento ce l’ha il Pd, ed è giusto che ci assumiamo le nostre responsabilità. Spiace che altre forze non abbiano voluto condividere questa fase di emergenza». Ha detto no alla fiducia Gianni Melilla (deputato di Sel alla Camera): «Ritengo», ha detto, «che non si sia preso atto che il popolo italiano chiede discontinuità, non tanto sulle riforme, ma sulla politica sociale. Chiedo che si facciano presto i referendum chiesti dalla Cgil, per abolire il jobs act e i voucher, e quello per gli appalti solidali che danno garanzie ai lavoratori». Anche la senatrice di Forza Italia, Paola Pelino, oggi voterà no alla fiducia. «Questo governo è l’esatta fotocopia di quello di Renzi, che ha deluso soprattutto sulle politiche economiche. Per quanto riguarda la nostra regione c’è da tenere ancora molto presente l’argomento terremoto, senza trascurare il Centro Abruzzo, che sembra abbandonato».

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