PESCARA

Filmato mentre abusa di una 12enne

Fermato un 43enne, convivente della madre della ragazzina. Il padre della vittima ha fatto scattare le indagini

PESCARA. Finisce in carcere per violenza sessuale sulla figlia minorenne della sua compagna, arrestato in flagranza di reato dai carabinieri che lo tenevano sotto stretto controllo, dopo la denuncia del padre naturale dell’adolescente, peraltro affetta da qualche disturbo psichico. L’arrestato è un pluripregiudicato siciliano di 43 anni che peraltro, nel corso dell’interrogatorio di garanzia nel quale ha negato tutto, ha voluto anche esaltare il suo palmares di malavitoso: «Ho una carriera criminale di tutto rispetto», ha detto al gip Giovanni de Rensis che ha confermato la sua detenzione in carcere, «e non farei mai un reato del genere».

Nella storia, anche la madre della ragazza risulta indagata, anche se a piede libero. «Apparirebbe inoltre contrastante con la logica più elementare», scrive il giudice per negare ogni altra misura cautelare diversa dal carcere, «ordinare al carnefice di dimorare nella stessa abitazione della propria vittima». E comunque l’indagato, davanti al gip, ha negato tutto, nonostante in quella casa i militari avessero installato cimici e telecamere per seguire ogni movimento del sospettato ed eventualmente intervenire in tempo reale, come poi è accaduto.

Ma l’uomo, che ha reagito anche contro i carabinieri al momento dell’arresto (e per questo deve rispondere anche di oltraggio), ha anche sostenuto davanti al gip di essere al corrente delle telecamere installate nella casa. Una sua vicina lo avrebbe avvertito che due uomini erano entrati in casa mentre la famiglia era stata convocata in caserma e così lui diede incarico a un amico (di cui avrebbe fatto nome e cognome) in possesso della strumentazione adatta, di verificare: e l’amico gli riferì di aver trovato quattro dispositivi.

La storia viene fuori quando la vittima, di 12 anni, si lascia scappare qualcosa con una sua amichetta che la riferisce al padre naturale della 12enne. Quest’ultimo prima parla con la figlia, che gli conferma le attenzioni di quell’uomo, e poi con l’ex moglie che gli smentisce tutto. Ma quando trova su Facebook dei video (allegati agli atti) in cui l’arrestato assumeva verso la dodicenne «condotte che andavano ben oltre le apparenti manifestazioni di affetto», come scrive nell’imputazione la procura, fa partire la denuncia che dà il via all'inchiesta conclusa in tempi record proprio per la delicatezza del caso. La ragazzina era stata oggetto di attenzioni molto particolari da parte dell’arrestato per circa un anno: dall’estate del 2022 a quella del 2023.

Ma la mattina del 16 settembre scorso, dopo aver installato le telecamere in casa, i carabinieri assistono alla violenza in diretta e intervengono prontamente. Ad aprire la porta va la madre della vittima, mentre il compagno esce dalla camera da letto, intento a tirarsi su i pantaloni della tuta: nella stessa camera, nel suo lettino, c’è la ragazzina con indosso i soli slip. Nella registrazione audio i militari ascoltavano l’uomo che rivolgeva parole pesanti e irripetibili alla piccola mentre la palpeggiava nelle parti intime e altro ancora. In sede di interrogatorio l’arrestato avrebbe giustificato quel linguaggio scurrile dichiarando che si trattava di una canzoncina che lui cantava insieme alla bambina. Per il resto ha negato tutto affermando: «Se avessi fatto un reato del genere mi sarei già impiccato; non posso aver fatto un reato del genere perché in carcere mi metterebbero in una sezione protetta e dovrei uccidere tutti gli altri detenuti ivi allocati perché hanno commesso reati infamanti».

Nel suo provvedimento di conferma della detenzione in carcere, nel sottolineare la inattendibilità delle dichiarazioni dell'arrestato, «del tutto fuori asse rispetto al punto centrale dell’attività investigativa», il giudice dà atto che l’uomo è stato condannato venti volte e che «ha posto in essere condotte abiette e di rara gravità, non degne di un appartenente al consesso sociale».