L’istituto frentato ha controllato la Sima per un periodo. Indagine in corso su un presunto giro d’usura

Finanziaria cancellata, noie per la Bls

Segnalazione di due avvocati alla procura: «La banca non ha vigilato»

PESCARA. Una finanziaria cancellata ad aprile dalla Banca d'Italia e un incarico di liquidatore fresco di revoca sono alcuni degli ingredienti di una storia che porta dritta dritta a un giro d'usura. E, poi, c'è una banca abruzzese segnalata alla Procura della Repubblica da due avvocati per culpa in vigilando e culpa in eligendo. Il fitto intreccio coinvolge tre città: Pescara, Lanciano e Napoli.

La finanziaria è la Sima spa e aveva sede legale in Lanciano, l'ex liquidatore si chiama Carla Caputo, ed è anche amministratore delegato di Capitalfin, una finanziaria di Napoli, mentre la banca segnalata dagli avvocati Roberto Luciani e Dario Allamprese è la Bls, Banca di Lanciano e Sulmona. I due legali curano gli interessi di tre imprenditori parti offese in un procedimento penale contro Franco Celso, ex amministratore delegato nonchè azionista di minoranza di Sima spa, e altre due persone. 

«Gli ispettori della Banca d'Italia, nella propria relazione, hanno evidenziato numerose operazioni poste fuori dagli schemi di bilancio a vario titolo e in varie forme», si legge nella segnalazione inviata alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Gli avvocati pescaresi premono sul fatto che dalle visure camerali e da altri elementi in loro possesso si evince che Celso, già funzionario della Bls, rivestiva la carica di direttore generale della Sima già nel 1999, quando la Bls possedeva oltre il 60 per cento delle quote della finanziaria ora cancellata. La Sima ha lavorato molto nel settore che il gergo bancario definisce "cqs": cessione del quinto dello stipendio. Nella maggior parte dei casi, sempre secondo Luciani e Allamprese, la Bls garantiva le operazioni o figurava nelle convenzioni per poi concedere denaro, attraverso fidi, proprio alla Sima. In tutto, ci sarebbero state operazioni per 600, 700 milioni di euro dalle quali sia Bls che Sima hanno tratto dei vantaggi. Inoltre, numerose cariche direttive della finanziaria erano affidate a funzionari della Bls. Da qui, la conclusione di Luciani e Allamprese: «Bls di fatto controllava la propria creatura Sima. E tale controllo risulta ancora più evidente dall'esistenza di patti parasociali attraverso i quali Bls controllava la Sima attraverso dei propri ispettori che successivamente relazionavano sull'attività di Sima. Da tali patti era anche stabilita la facoltà dell'istituto Bls di nominare tutte le cariche Sima: dal consiglio d'amministrazione dal collegio sindacale e via dicendo». 

Sima spa, 780 mila euro di capitale sociale, è anche nel mirino dei suoi piccoli soci che, con un esposto, hanno espresso meraviglia nell'aver scoperto, a seguito di indagini personali, della chiusura degli uffici della finanziaria e del licenziamento di tutti i dipendenti. L'irreperibilità della società e degli organi sociali, quindi liquidatore e collegio sindacale, è stata segnalata dai piccoli soci, che temono per il loro denaro. 

La vicenda della Sima, i cui sviluppi non sono prevedibili, ha preso il via alla fine del 2007, quando alcuni assegni firmati da un piccolo imprenditore vittima dell'usura sono stati trovati dagli uomini delle forze dell'ordine durante una perquisizione nell'abitazione di un pregiudicato. Una casualità, questa, che ha permesso di infrangere il muro dell'omertà perché l'uomo ha trovato il coraggio di sporgere denuncia presso il comando provinciale dei carabinieri e, dopo il regolare iter burocratico, è riuscito a ottenere i benefici previsti dalla normativa in materia di usura. 

L'imprenditore, che aveva problemi di liquidità soprattutto a causa della crisi, si era rivolto alla Sima ricevendo subito una somma di 35mila euro decurtata del 10 per cento come quota commissione. Tremilacinquecento euro dati in contanti a un broker. A causa dei pesanti tassi d'interesse da pagare sul prestito e dei tempi ristretti a disposizione per onorare l'impegno, l'imprenditore era costretto a chiedere altri soldi alla Sima. Poi, altri e altri ancora, fino a trovarsi impigliato nella fitta rete dell'usura.

© RIPRODUZIONE RISERVATA