FIRMA PER SALVARE I LUPI Politici e ambientalisti contro il nuovo piano

Nel documento del ministero all’esame una deroga alla protezione del predatore. Il Centro lancia una petizione contro la deregulation/ FIRMA

PESCARA. Il 23 febbraio la Conferenza Stato-Regioni tornerà ad esaminare il Piano lupo, il contestato piano per la tutela e prevenzione del predatore stilato dal ministero dell’Ambiente. Il documento ha già suscitato una marea di proteste in tutto il Paese e le perplessità delle stesse Regioni (che il 2 febbraio scorso hanno rinviato l’approvazione del Piano) perché per la prima volta in 45 anni, si deroga al divieto assoluto di caccia al lupo. Contro questa norma Il Centro lancia una petizione pubblica che si potrà firmare sul sito www.change.org.

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Se approvato, il piano permetterà la rimozione di alcuni individui, nella misura del 5% massimo della popolazione censita, un numero estremamente vario per l’Italia, dove non esiste un vero censimento o un monitoraggio coordinato tra i vari territori. Una stima cautelativa, basata su dati del 2012, che l'Italia ha inviato nel 2014 alla Commissione europea, indica un totale minimo intorno a 1.170, distribuiti fra Alpi (un centinaio) e Appennini (un migliaio). Stime più ottimistiche parlano di 1.500-2.000, quelle massime arrivano a 2.600. Per fare un paragone con altre specie, i cinghiali in Italia sono circa 1 milione e i caprioli circa 456.000. In particolare sugli Appennini la stima della popolazione media è di 1.580 animali, con i valori compresi tra 1.070 e 2.472. La popolazione appenninica si muove su un'area di circa 80.800 chilometri quadrati. Il 15-20% di questi esemplari muore ogni anno per bracconaggio, bocconi avvelenati e incidenti stradali. Minaccia indiretta sarebbero invece malattie e agenti patogeni, spesso contratti dal contatto con animali domestici scarsamente custoditi, come il cimurro, trasmesso da cani liberi di vagare e non vaccinati.

Gli obiettivi della rimozione, secondo il ministero sono due: prevenire danni seri al bestiame domestico, garantire la salute e la sicurezza pubbliche. Critici molti governatori di Regione, come Luciano D’Alfonso (Abruzzo): «Un danno per l’immagine della Regione»; Michele Emiliano (Puglia): «Eliminare i lupi è un’operazione che incide sull’equilibrio dell’habitat in modo secondo noi sbagliato»; o Debora Serracchiani (Friuli Venezia Giulia): «Credo che nel 2017 l'unica soluzione non possa essere l'abbattimento dei lupi». I Verdi hanno già raccolto 190 mila firme che invieranno all’Unione europea. Per Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia, i dubbi delle Regioni rappresentano «una autentica polizza assicurativa sulla vita del Lupo, richiesta a gran voce dalla maggioranza dei cittadini italiani». Si dice contrario Federparchi, la Federazione italiana delle aree protette. Difende la misura il ministro Gian Luca Galletti: «Non c’è nessuna riapertura della caccia al lupo, ma ventidue misure di grande valore scientifico che salvano la specie. Oggi sono 300 i lupi uccisi ogni anno dal bracconaggio, su una popolazione totale di 1500 esemplari. Spero che di fronte a questo dato nessuno, ambientalisti e rappresentanti delle Regioni, voglia voltarsi dall’altra parte. Io non lo faccio».

Il concetto di salvaguardia del lupo non è antico e non coincide con lo sviluppo delle aree protette. In Abruzzo, per esempio, l’istituzione del parco Nazionale d’Abruzzo ha portato quasi alla scomparsa del lupo. Per il primo presidente dell’ente, Erminio Sipari, infatti, il lupo era «nemico del Parco» perché impediva il ripopolamento di camosci e caprioli. E fu stabilito un premio di 150 lire per ogni lupo adulto e di 50 per ogni lupatto abbattuto. «In dieci anni dal 1923 al 1933», ricorda Fulco Pratesi in una suo saggio sulle disavventure del lupo italico, «furono uccisi nella zona ben 209 lupi di cui 84 maschi, 82 femmine e 43 cuccioli con veleni, fucili, tagliole, grazie anche ad appositi decreti che autorizzavano la “lotta ai nocivi” anche in tempo di divieto e con mezzi altrimenti vietati». Nel 1968 si contavano in italia 300 esemplari, che nel 1972 scesero a 200. Fu il Wwf a ottenere nel 19767 la protezione totale del lupo grazie all’azione di due ministri per l'Agricoltura: Lorenzo Natali e Giovanni Marcora. Da allora sono continuate le uccisioni illegali, ma la popolazione è cresciuta costantemente, fino a raggiungere i 2.000-2500 esemplari stimati oggi. Ma, come si vede, la battaglia del lupo per la sua sopravvivenza non è ancora finita.

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