<strong>Penne.</strong> In duemila e ottocento chiedono alla Soprintendenza l’opera d’arte del 1300

Firme per il Cristo «dimenticato»

Da 25 anni è all'Aquila per restauro, un comitato perché torni in città

PENNE. Duemila e ottocento firme per chiedere alla Soprintendenza ai Beni Archeologici dell'Abruzzo di riportare a Penne il cristo romanico in legno risalente al 1300 che da oltre 25 anni è custodito nel museo nazionale dell'Aquila. A raccoglierle è stato un comitato cittadino, sorto appositamente per riavere l'opera partita per una ristrutturazione e mai tornata in città.

Il sindaco Donato Di Marcoberardino, consultato il comitato, ha inviato una lettera ad Anna Maria Reggiani, soprintendente ai Beni archeologici, per un incontro ufficiale sulla vicenda. Secondo Tonino Cantagallo, ex sindaco e coordinatore del comitato, la Reggiani sarà a Penne il prossimo settembre per una visita istituzionale.  «La nostra città ha un patrimonio monumentale e culturale importante», dice Cantagallo, «e non abbiamo nulla da invidiare ai centri umbri e toscani.

Peccato che sinora non siamo stati capaci di valorizzarli».  Il cristo ligneo si trova danneggiato e imballato nel museo Paludi di Celano, in attesa di essere ristrutturato. Qui è stato trasferito dopo il terremoto del 6 aprile 2009. Venticinque anni fa, l'opera fu portata all'Aquila per lavori di restauro e non fu più restituita. Penne, dunque, si è mobilitata per riavere indietro il Cristo ligneo. 

Ci sono altre tre opere simili in Italia, tutti risalanti allo stesso periodo. Sono custodite a Tivoli, Roncione (Perugia) e Borgo San Sepolcro (Arezzo).  In questi giorni è stata ultimata anche la raccolta di firme tra cui ci sono quelle dell'arcivescovo Tomaso Valentinetti, sindaci, amministratori, l'attuale primo cittadino Di Marcoberardino, il presidente del consiglio Matteo Tresca, e altre personalità della città.  «Vogliamo riprenderci ciò che è ci stato sottratto», aggiunge Cantagallo.

«L'elenco delle opere d'arte prese dai musei pennesi e finiti all'Aquila è lungo. Lo storico pennese Mario Costantini cita il Calice di Giovanni D'Angelo, risalente al 1300 e che dopo il terremoto manca all'appello, la Madonna di Sant'Agostino del '300 custodita a Celano e la Madonna di San Comizio custodita sempre nei musei aquilani.

© RIPRODUZIONE RISERVATA