Folla ai funerali dell'alpinista morto

Corone di fiori arancioni sulla bara del giovane precipitato dal Gran Sasso

PESCARA. Una folla commossa di diverse centinaia di amici e parenti si è stretta, ieri mattina, intorno al feretro di Antonio Morrone, l'alpinista di 31 anni che ha perso la vita per un tragico incidente sul Gran Sasso. I funerali sono stati celebrati dal parroco don Giuseppe Femminella nella chiesa di Santo Stefano, poco lontano dal centro Capacchietti.

Corone di fiori dai colori accesi, dal giallo all'arancio, sono state deposte sulla bara al centro della chiesa, nel quartiere dove abitava il giovane. «In questo momento Antonio starà godendo delle altezze infinite della volontà di Dio. Il suo premio è quello di arrampicarsi come vuole senza stancarsi mai».

Lo ricordano con queste parole gli amici più cari che hanno condiviso con lui la passione per la montagna abruzzese e il brivido dell'arrampicata. Antonio Morrone, 31 anni, pescarese, elettricista in una ditta di impianti di allarme e videosorveglianza di Montesilvano ha perso la vita venerdì scorso sotto lo sguardo di due amici con cui era andato in montagna. Ma poco prima delle 19, la roccia si è sfaldata e il giovane è precipitato di sotto.

A scandire la cerimonia funebre è stato il suono delle chitarre: «Al di là della retorica non è semplice continuare ad avere fede di fronte a una tragedia di questa portata. Noi tutti camminiamo nelle difficoltà e dobbiamo cercare di tenerci aggrappati il più possibile», ha detto il parroco della chiesa di Santo Stefano, don Giuseppe Femminella.

Elettricista di professione ed escursionista per passione, Antonio è morto venerdì pomeriggio durante una scalata sulla vetta orientale del Corno Grande, a oltre duemila metri di altezza. Assieme a due amici, Alessandro D'Onofrio di Sambuceto e Luca D'Andrea di Sulmona, era impegnato sul Paretone nel percorso di avvicinamento alla via Martina, il tratto che sale verso la cima più alta del Gran Sasso. I tre escursionisti non erano legati tra loro e, come riferiscono gli scalatori più esperti, la via Martina è considerata di difficoltà sostenuta.

L'allarme è scattato intorno alle 19, quando i compagni di viaggio hanno assistito inermi al salto nel vuoto del 31enne pescarese.  Probabilmente l'incidente è stato causato da un pezzo di roccia che si è staccato. A nulla è servito l'arrivo del medico e dei volontari del Soccorso alpino che sono arrivati sul posto in meno di dieci minuti a bordo dell'eliambulanza dell'Aquila. Il medico ha subito constatato la morte del giovane e le operazioni di recupero sono state rinviate a causa dell'oscurità. Così, il corpo di Morrone è stato recuperato sabato mattina intorno alle 9 su una piccola cencia sotto la vetta orientale del Corno Grande.

Morrone era un alpinista esperto, appassionato fin da ragazzino della montagna a cui dedicava il suo tempo libero. Proprio qualche giorno fa, aveva disegnato le vie a Lettomanoppello all'interno della rassegna Lettoblock a cui avevano partecipato centinaia di appassionati. Poi, però, il tragico incidente sul Paretone, considerato a rischio proprio per la formazione della roccia ritenuta molto friabile.

La morte di Morrone è la terza in un mese sul Gran Sasso, la quinta dall'inizio dell'anno. Prima di lui ha perso la vita Davide Ceraglia di 55 anni, escursionista romano stroncato da un malore mentre stava percorrendo a piedi il sentiero che porta al rifugio Duca degli Abruzzi. Inutili i tentativi di medici e tecnici del soccorso alpino nazionale, arrivati anche in elicottero, per tentare di tenerlo in vita. Sul monte Camicia, invece, è scomparso Gabriele Dellapasqua, 45enne di Avezzano, esperto di montagna, precipitato per oltre 150 metri dal monte Camicia.

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