Frana colle della Vecchia, croce a rischio

Viaggio sulla collina all’origine del dissesto: travolti pali e recinto, in via Saffi la terra caduta dall’alto ricopre la strada

MONTESILVANO. Il 28 febbraio del 1988 non lo fece e i 20 mila assiepati sul colle della Vecchia rimasero a guardare lo stesso cielo vuoto di sempre: se adesso la Madonna decidesse di apparire su Montesilvano dovrebbe cercarsi un altro posto, magari il Palacongressi. Sta franando il colle della Vecchia e la croce di ferro potrebbe rotolare giù fino a via Verrotti. Intorno alla croce che sovrasta Montesilvano è scomparsa la balconata: «Potrebbe cadere davvero», dice Lorenzo Palmucci, 21 anni, studente di Geologia, indicando la base ormai scavata. Se nelle foto di 25 anni fa la collina sembrava grassa e possente, capace di sopportare il peso dei fedeli, ora appare dimagrita, smilza e con addosso le ferite causate dal tempo: «Il terreno fatto di argilla, spinto dalla forza dell’acqua, scende a valle sempre di più perché manca la vegetazione a frenarla», spiega ancora Palmucci. A terra, i solchi provocati dall’acqua piovana arrivano fino a mezzo metro di profondità: basta guardarli per capire quanto è fragile la collina e che, da qui, punto più alto di Montesilvano, si innesca la frana che potrebbe arrivare alle porte del centro.

«La collina è stata lentamente erosa dall’aggressione delle case e dall’assenza di opere di tutela del territorio», dice Corrado Di Sante, segretario provinciale di Rifondazione comunista, «anzi, i muri di contenimento che sono stati fatti, sono stati tirati su soltanto per costruire nuove case mentre qui servirebbero alberi per contenere la forza della collina che scivola. Altro che ingegneria edile, qui servirebbe ingegneria naturalistica».

Il risultato della collina che scivola si vede più giù, in via Saffi, una traversa che porta da via Chiarini a via D’Azeglio e via Verrotti: nel 2009 su via Saffi passavano le auto dei residenti, oggi la strada è sbarrata dai blocchi di cemento, la vegetazione selvaggia si è ripresa l’asfalto e ci si cammina soltanto a piedi in fila indiana. Da 4 anni Corrado Santurbano denuncia la pericolosità di via Saffi: «Ho scritto al Comune, alla prefettura, alla Asl e, infine, anche alla procura ma nessuno è mai intervenuto», racconta Santurbano, «una volta, passando, ho visto una macchina della Asl ferma in via Saffi ma la situazione è la stessa di sempre».

«In via Saffi i recinti crollati e i pali inclinati, gli alberi tagliati e l’asfalto sprofondato sono la fotografia della frana in corso», spiega Palmucci aggirando una voragine aperta e indicando le radici dei pini ormai a vista. Dopo quattro anni di abbandono per via Saffi sono in arrivo i lavori che dovrebbero partire a luglio: «I lavori? Sono il segno che la cittadinanza attiva funziona anche se avrebbero dovuto essere fatti prima», osserva Di Sante. Per riqualificare via Saffi e portarla a una larghezza di 10 metri come prevede il progetto la collina che frana dovrà essere sbancata e fermata con muri di contenimento.

«Via Saffi grida che la collina sta franando ma qui si continua a costruire», afferma Di Sante davanti a un cartello «vendesi» a picco sulla città.

Dal colle della Vecchia si vede la colata di cemento piovuta sulla città: «Un paesaggio osceno», per Francesca Palmucci, 20 anni, studentessa di Scienze dell’architettura all’università di Ascoli Piceno, «guardando la città dall’alto ci si rende conto di quanto manchino davvero gli spazi verdi».

«Anni fa guardando la città dal colle della Vecchia si vedeva anche casa mia», racconta Paolo Mantini, 22 anni, attivista dell’Abruzzo social forum e militante di Rifondazione comunista, «adesso sono nati altri palazzi e casa mia non si vede più. In questi anni la collina è come dimagrita». La vista, da sotto la croce, è sulla cava chiusa da un decennio e diventata ritrovo dei parkour, i ragazzi delle acrobazie che si divertono a saltare tra i tubi di cemento: «Una cava nel cuore della città non è normale», dice Mantini indicando dall’alto due poltrone distrutte al centro dell’area, «purtroppo, a Montesilvano accade anche questo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA