i nuovi diritti

Francavilla, il Comune riconosce le nozze gay

Il sindaco Luciani trascrive il matrimonio celebrato tra un francavillese e un uomo di Alanno, ma l'altro sindaco si oppone

PESCARA. Riconoscere un matrimonio tra due persone dello stesso sesso a Francavilla si può, dopo che è diventato realtà il sogno di una coppia omosessuale che, dopo anni di vita a due, è riuscita a suggellare in un atto scritto un’unione che il cuore conserva già da tanto.

A dare il placet, il sindaco della cittadina Antonio Luciani che meno di due settimane fa, primo caso in Abruzzo, ha acconsentito a trascrivere un matrimonio contratto in Portogallo, a Lisbona dai due protagonisti della vicenda originari rispettivamente di Francavilla e Alanno. Ma se Luciani ha detto sì alla trascrizione, l’ha invece negata l’altro sindaco abruzzese coinvolto, il primo cittadino di Alanno Vincenzo De Melis.

Ma che cosa vuol dire la trascrizione? A cosa dà diritto? Sulla materia la normativa è ancora in evoluzione, ed è inserita in un contesto nazionale che sulle unioni tra persone dello stesso sesso ha fatto in alcuni casi passi avanti salvo poi compierne decine indietro. Si ricorderà il caso accaduto a Roma, dove il sindaco Ignazio Marino ha trascritto il matrimonio nel registro della capitale di quindici coppie omosessuali, lo scorso autunno quando però il ministro dell’Interno Angelino Alfano contestò duramente quel gesto diramando una circolare nelle Prefetture affinché venissero cancellate tutte le validazioni delle nozze gay celebrate all’estero. Marino non seguì le indicazioni del prefetto e venne indagato per abuso d'ufficio e per inosservanza di un provvedimento dell’autorità, ma poco più di un mese fa la Procura di Roma ha fatto sapere che la sua posizione verrà archiviata poiché l’inquilino del Campidoglio non avrebbe commesso abuso d’ufficio né sussisterebbe l’inosservanza del provvedimento, in quanto la disposizione del prefetto era in realtà un invito, e non un ordine, ed è illegittimo poiché l’eventuale ordinanza di cancellazione delle trascrizioni è di pertinenza del tribunale.

In sostanza, massima confusione, nella quale però si cala il caso locale che porta la firma del primo cittadino di Francavilla ed il plauso dell’Arcigay e di altre associazioni e cittadini interessati ad assicurare pari diritti a coppie dello stesso sesso.

La storia è andata così: innamorati da anni, due uomini di 37 e 49 anni hanno deciso di convolare a nozze e di formare una famiglia. Non potendolo fare in Italia, la coppia ha deciso di unirsi in matrimonio in Portogallo, a Lisbona, nel 2014. Francavillese uno dei due, l’altro originario di Alanno. È stato il comune del Pescarese il primo a ricevere la richiesta della coppia, la volontà di validare l’unione in Italia alla quale è subito seguito l’alt del sindaco di Alanno De Melis. La stessa domanda è arrivata al comune di residenza dell’altro sposo, Francavilla. Dopo lo stupore negli uffici, è passato qualche giorno prima che arrivasse la risposta affermativa del sindaco Luciani che ha detto sì, il matrimonio si può trascrivere. Così è stato.

Antonio Luciani ha firmato i documenti, dicendo di averlo fatto «in coscienza».

«So di essermi assunto una responsabilità, la materia è in evoluzione, ma ho ritenuto opportuno dare seguito alla volontà della coppia che si è rivolta a noi. Il Comune ha messo in atto una serie di politiche per garantire pari diritti alle unioni omosessuali, ed ha detto il proprio deciso no all’omofobia».

Che cosa, invece, ha indotto il sindaco di Alanno De Melis a rispondere no alla stessa richiesta arrivata in municipio? «Non me la sono sentita di dire sì», spiega, «ma non è una questione di omofobia. Ritengo che dal momento che una legge non c’è, un atto del genere da parte mia sarebbe stato una forzatura. E io le forzature non voglio farle. Quando le cose saranno più chiare non avrò motivo di oppormi, ma sono il sindaco di un piccolo paese, non voglio fare il braccio di ferro con le istituzioni».

La storia francavillese è destinata a fare da apripista ad altre situazioni analoghe di rivendicazione dei diritti, considerando che è il primo caso in Abruzzo.

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