la tragedia

Giovane padre telefona alla madre e poi si toglie la vita

Pescarese di 32 anni, sposato e padre di due figli, era agente di polizia penitenziaria nel carcere del Coroneo di Trieste

TRIESTE. L’ultima telefonata al fratello e alla madre, per salutarli l’ultima volta e dirgli quello che stava per fare. Poi, un colpo di pistola e la fine, nel cortile dello stabile dove era andato ad abitare da qualche mese. È finita così la vita di M.S. un 32enne originario di Pescara in servizio come agente della polizia penitenziaria al carcere del Coroneo di Trieste. La tragedia è avvenuta ieri intorno alle 13 e i primi accertamenti della polizia sembrerebbero prendere in considerazione motivi di origine familiare. Il giovane pescarese lascia la moglie e due figli piccoli. A dare l’allarme sono stati i suoi stessi colleghi ai quali si era rivolto il fratello dell’agente dopo aver ricevuto la drammatica telefonata, nell’estremo tentativo di evitare quella tragedia annunciata. E invece non c’è stato nulla da fare: il 32enne ha portato a compimento il suo progetto, evidentemente ben studiato. Secondo quanto ricostruito dalla Mobile di Trieste, infatti, il giovane doveva prendere servizio ieri per il turno dalle 14 alle 20. Invece sul posto di lavoro si è presentato con largo anticipo, intorno alle 13, tanto da scherzarci su con i colleghi che l’hanno visto sereno e tranquillo. In realtà, in carcere era andato a prendere la pistola di ordinanza nel suo armadietto e con quella, una Beretta 7,65 una volta fuori, nel cortile di casa, l’ha fatta finita. Quando il 118, dopo l’allarme diffuso dai colleghi, è arrivato sul posto, era già troppo tardi: il corpo era a terra e vicino c’era la pistola d’ordinanza con la quale - come hanno poi accertato i poliziotti - era stato esploso il colpo mortale.

«Sembra non avere fine», scrive affranto il segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria, Sappe, Donato Capece, «il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria: nel 2015 ci sono stati 15 casi di suicidio nelle file della polizia penitenziaria». Sgomento Giovanni Altomare, segretario Sappe del Friuli Venezia Giulia: «Era un ragazzo d’oro e nulla faceva presagire la tragedia. Sono sconvolto».

©RIPRODUZIONE RISERVATA