Giro d’Italia, l’Abruzzo prova a tenersi la tappa ma deve trovare i soldi 

L’assessore Di Matteo: è un’occasione per far rivivere le nostre aree interne,  da Farindola a Campo Imperatore, disastrate da incendi e maltempo  

PESCARA. «Avere di nuovo una tappa del Giro d’Italia rappresenterebbe una grande opportunità per la valorizzazione dei territori della montagna». Ne è convinto l’assessore ai Parchi, Riserve e Montagna Donato Di Matteo, che ieri ha preso carta e penna e ha scritto una lettera al governatore Luciano D’Alfonso chiedendogli di impegnarsi a trovare le risorse adeguate per ospitare la carovana rosa, visto che nel bilancio del 2018 non sono state previste.
Di Matteo si è mosso in queste settimane, cercando di convincere i vertici dell’organizzazione ciclistica guidata da Mauro Vegni a tornare indietro rispetto alla decisione di saltare il passaggio in Abruzzo. «Ho trovato disponibilità, ma occorrono motivazioni forti», dice l’assessore, che pensa a un passaggio a Farindola, Rigopiano e magari a un arrivo di tappa a Campo Imperatore, nomi che sono l’alfa e l’omega del terribile anno vissuto dalla regione. «Il passaggio a Rigopiano sarebbe un’occasione di rilancio di un territorio depresso, e servirebbe a non dimenticare quella vicenda. Ma il percorso deve farlo dall’organizzazione: saranno loro a decidere».
La Regione però deve affrettarsi. I fondi devono essere deliberati entro una settimana: da 130 mila a 200 mila euro, dipenderà dal progetto della tappa. L’idea di Di Matteo è di portare in Abruzzo un arrivo e una partenza, e forse una giornata di sosta, con vantaggi per le strutture ricettive delle città costiere Pescara, Francavilla, Montesilvano (il Giro muove una carovana di circa mille persone). Un modo per trovare un accordo anche con quei sindaci che si sono già mossi per chiedere l’arrivo della tappa nel proprio comune. Molto motivato, per esempio, è il sindaco di Francavilla Antonio Luciani (ma hanno mostrato interesse anche i primi cittadini di Vasto e Lanciano).
Ora bisognerà trovare l’accordo in giunta regionale, superare eventuali resistenze («ci sono amministratori regionali che pensano che questa sia una pazzia», ammette Di Matteo) e trovare i soldi, sforbiciando magari le sei o sette iniziative sportive già messe in bilancio per il prossimo anno.
Oggi il Giro d’Italia 2018 (4-27 maggio) ha già nel cassetto le prime tre tappe. Per la tredicesima volta la storica corsa ciclistica partirà da un paese estero, ma per la prima volta la partenza non sarà in Europa, ma in Medio Oriente. Precisamente in Israele, una terra in cui il ciclismo è in espansione (la Cycling Academy di Tel Aviv ha chiesto l’invito alla corsa rosa e ha buone possibilità di esserci).
Il 4 maggio 2018 gli atleti disputeranno la prima tappa a Gerusalemme: una cronometro individuale di 10,1 chilometri che si snoderà all’interno dell’abitato a ridosso della città storica. La seconda tappa sarà la Haifa-Tel Aviv , 167 chilometri per lo più pianeggianti, con arrivo sul lungomare della capitale israeliana. Terza Tappa da Be’Er Sheva a Eilat, 226 chilometri che porteranno al deserto del Negev fino alle rive del Mar Rosso. Alla presentazione delle tre tappe israeliane è stata ricordata la figura di Gino Bartali, che il 10 ottobre 2013 venne insignito riconoscimento di “Giusto fra le Nazioni”, e il cui nome è impresso sul muro d'onore del Giardino dei Giusti nel Mausoleo della Memoria Yad Vashem a Gerusalemme. Il campione di Ponte a Ema, durante la seconda guerra mondiale, salvò più di 800 ebrei dai campi di sterminio e le massime autorità ebraiche gli sono sempre stati grati.
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