FONTE VETICA

Gran Sasso in fiamme, spariti i mezzi antincendio

Autobotti dell’ex Forestale ferme o inutilizzabili. Mentre la montagna continua a bruciare per un barbecue

L’AQUILA. Il fuoco continua a devastare l’Abruzzo, ma i mezzi dell’ex Corpo Forestale sono spariti, bloccati o comunque inutilizzati. L’incendio di Fonte Vetica, sul Gran Sasso, ha ripreso con vigore. Un focolaio è stato domato a Fonte Cerreto, e un altro fronte si è aperto in Valle Roveto, in una zona difficile da raggiungere. Anche ad Aragno sono ripartite le fiamme, e con esse i lanci di acqua. L’emergenza non sembra affatto rientrata, mentre gli investigatori del Nipaf hanno concluso l’acquisizione delle testimonianze di tutti i potenziali indagati, 14 giovani che erano sul luogo dal quale è partito il rogo durante la Rassegna ovini di Campo Imperatore.
RAPPORTO AL PM. Questa mattina il Nipaf rimetterà la relazione al pm Fabio Picuti, in un quadro delle responsabilità che all’interno del gruppo sembrerebbe già delinearsi con chiarezza. Ieri è stata consegnata anche la perizia dei “repertatori” incaricati di chiarire la dinamica dei fatti. Il quadro tracciato dagli specialisti concorda con quanto già rilevato dal Nipaf, dice il comandante Antonio Rampini. Ma l’emergenza non rientra. Le squadre di spegnimento sono sempre più provate, e ora ecco spuntare il giallo dei mezzi spariti o inutilizzabili.

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CHE FINE HA FATTO? È il caso, tanto per fare un esempio, dell’elicottero Erickson S64F, la “Gru volante” che faceva parte della flotta dell’ormai ex Corpo Forestale dello Stato dissolto dalla riforma Madia, e che fino all’anno scorso era di stanza all’aeroporto di Preturo (foto 2). Questo elicottero, lungo 27 metri, alto 7 e con un diametro del rotore di 21 metri, che era in grado di trasportare circa 10.000 litri di liquidi, con altri due mezzi aerei è stato “trasferito” altrove. I tre aeromobili ora si troverebbero a Salerno, Lamezia Terme e Comiso.
Altri mezzi terrestri, invece, assieme a gran parte del personale sono transitati nell’Arma dei Carabinieri (foto 3 e 4).
VIETATO USARLI. Ma sempre per effetto della legge Madia, quei mezzi non possono essere utilizzati nelle operazioni di spegnimento. Come spiega Elio D’Annibale, segretario regionale del Conapo, i Vigili del Fuoco dell’Aquila hanno “ereditato” pochi mezzi e tutti abbastanza vecchi, tanto che per rimetterli in efficienza il ministero ha dovuto sostenere delle spese (foto 5). Si tratta di piccole autobotti o fuoristrada, che sono stati impiegati per lo spegnimento dell’incendio di Aragno. «Insomma», dice D’Annibale, «a noi sono arrivati soltanto dei rimasugli vecchi di 30 anni».
PARCO SGUARNITO. Per non parlare, poi, delle autobotti che fino all’anno scorso erano in dotazione alle aree protette. Come il Parco del Gran Sasso. Ebbene, questi mezzi (foto 1) sono fermi per problemi burocratici: manca l’omologazione, nel passaggio da un’amministrazione dello Stato all’altra. E mentre la burocrazia si prende i suoi tempi, l’Italia brucia. «A Fonte Vetica, gli anni scorsi, c’era sempre un’autobotte della Forestale», continua il segretario del Conapo, «che quest’anno è parcheggiata in un’autorimessa. Se fosse stata presente sul luogo dove è scoppiato l’incendio di Fonte Vetica, certamente sarebbe stato più semplice circoscriverlo prima che si propagasse. Sul Gran Sasso è stata sfiorata la tragedia, perché se il vento fosse andato nella direzione opposta, dove si trovavano i camper, sarebbe stata un’ecatombe. Immaginiamo cosa ne sarebbe stato delle bombole gpl che si trovano all’interno».
DA NON CREDERE. Ma la burocrazia non smette di riservare sorprese. Ieri, ad Aragno, il Canadair impegnato nei lanci, alle 12,50 ha dovuto lasciare il sito e rientrare a Genova. Il motivo? Cambio del personale a fine turno. Un viaggio di un’ora e mezza, alla volta del capoluogo ligure, e ritorno. Eppure, dicono gli esperti, mancavano solo sei, sette lanci per chiudere l’incendio.