HOPE

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<<Dai raccontami>>

Mi disse Lara.

Aspettavo il ritorno di mio padre. Sigaretta alle labbra, nuvole di fumo disperse sulle pareti gialle della cucina. Incredibile come potessi immaginare di tutto, come potessi vedere figure attraverso quelle grigie nebbie solitarie, evanescenti. Fissai le lancette. Le otto. Il silenzio pervadeva la casa solitaria, avevo ancora una mole di lavoro da sbrigare ed io non avevo la più pallida idea del perché mio padre fosse tornato così all’improvviso. Non era mai neanche venuto a trovarmi da quando mi ero trasferita da sola… quindi figuriamoci precipitarsi da me per parlarmi di qualcosa. Mi alzai nervosamente, iniziai a passeggiare per la stanza. Le otto e mezza. Molto strano. Nove meno un quarto. Nove. Ripensavo al momento in cui mi ero trasferita lontano da casa, appena finita l’università. Che gioia quei momenti, la casa sempre piena di amici, ognuno con i propri sogni e le proprie speranze!! A Gemma che voleva fare assolutamente l’avvocato… Gemma la mia migliore amica. Quella che mi è stata vicino in tutti i momenti bui… quando non riuscivo a trovare lavoro… quando Michael mi ha lasciata. Così, senza un motivo. Tornai a casa e non c’era più. Non potevo crederci, lui, l’amore della mia vita. Ed io, che in quel momento fui probabilmente la persona più codarda e debole esistente sulla terra. Solo il pensiero mi causava depressione e rabbia, le lacrime iniziavano a scendere copiose come torrenti in piena e il dolore mi opprimeva il petto. Le dieci. In quel momento arrivò mio padre ed io, immersa nei pensieri, faticai a riconoscere il suono del citofono.

<<Chi è?>>
<<Puffa, sono papà>>

Perché mai continuava a chiamarmi con quel soprannome buffo?!? Uff, solo per via della mia altezza?!?

<<Aperto, sali papà>>
Mio padre entrò, due baci veloci e si accomodò subito sul divano, pareva contento.

<<Senti, Greta, devo dirti una cosa.>> Iniziò senza preamboli, così, dritto al cuore, come era sua consuetudine da tipo concreto.

 <<Ho visto Lara. E so che anche tu la vuoi vedere>>.
Ho creduto di svenire. Iniziai a piangere nervosamente….lacrime, lacrime… poi tacqui e il silenzio si fece notte.

<<Dai raccontami>> mi disse Lara.

Alzai lo sguardo, mi fissava con quei boccoli rossastri, un viso pulito, senza lentiggini.

Cosa avrei dovuto dirle? Non potevo. Come potevo?

<<Cosa vuoi sapere?>>
<<Tutto>>
Guardai oltre, lontano, mettendo a fuoco il crepuscolo sulle onde che si infrangevano sulla battigia. Ascoltavo il richiamo dei gabbiani, ascoltavo il rumore del mio cuore. Stava per esplodere. Ascoltavo i ricordi, le emozioni, i momenti vissuti, i momenti da vivere, e tutto si mescolava in un vortice imprevedibile e caotico. Perché in fondo sapevo che eravamo una cosa sola, una sola emozione, un solo destino.

E allora mi alzai e la presi per mano.

<<Dove andiamo?>> mi chiese.
<< Dobbiamo fare un viaggio…>>
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