Hotel Rigopiano, parte l'esposto sul resort: "Indagate sui lavori del 2007"

Il Forum H2O porta gli atti in procura: una valanga c'era stata anche negli anni '30. De Sanctis: sotto accusa anche un'omissione della Regione, mai fatto il Piano slavine. Restano da identificare tre vittime

PESCARA. Sei pagine. È lungo 6 pagine l’esposto del Forum H2O sulla valanga che, il 18 gennaio scorso intorno alle 17, ha abbattuto l’Hotel Rigopiano di Farindola. Un esposto che da oggi entra nell’inchiesta per omicidio plurimo colposo e disastro colposo. Sei pagine che ruotano intorno a tre punti chiave: la storia delle valanghe nella zona del resort; i lavori di ristrutturazione dell’albergo con la realizzazione del centro benessere e di altri due edifici in legno; un’omissione della Regione che, da 25 anni, non è ancora riuscita a redigere la Carta del rischio valanghe a causa della (presunta) mancanza di soldi.

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Secondo gli ambientalisti del Forum H20, le foto aeree storiche custodite dall’Istituto geografico militare di Roma, documentano una valanga risalente alla metà degli anni Trenta proprio a monte del resort. Nelle immagini si vede una macchia bianca all’interno dello stesso canalone che sovrasta l’area in cui, a partire dal 1967, è stato costruito l’Hotel Rigopiano. Una chiazza che si fa largo tra gli alberi di faggio: la stessa forma che si vede anche oggi da 25 chilometri di distanza. L’esposto, poi, passa in rassegna i permessi rilasciati nel 2007 per la ristrutturazione e l’ampliamento del resort. E solleva il dubbio che presunte «criticità» non siano state accertate durante il procedimento amministrativo. Un percorso che, per gli ambientalisti, presenterebbe «una palese inversione procedimentale»: il Comune avrebbe detto sì al cambio di destinazione d’uso del terreno – da agricolo a turistico – ancora prima che la Regione acconsentisse alla sdemanializzazione dello stesso sito. Inoltre, il Forum H2O accende i riflettori sullo «Studio di incidenza» che, 10 anni fa, avrebbe dovuto porre «particolare attenzione all’idrogeologia e a eventuali interferenze, anche indirette, su di essa. Riteniamo che, se svolta correttamente, anche tale procedura avrebbe individuato alcune criticità di sito». Per gli ambientalisti, un atto decisivo per l’inchiesta è la «relazione geologica» che avrebbe dovuto essere basata su «un’analisi approfondita del contesto geomorfologico e delle eventuali criticità. Cosa è emerso?». È un invito a indagare. Anche se la procura ha già annunciato che acquisirà il fascicolo dell’Hotel Rigopiano al Comune di Farindola.

[[(Video) Hotel Rigopiano, con i vigili del fuoco sul luogo della tragedia]]

Il terzo spunto tira in ballo la Regione e fa capire che la prevenzione non è di casa in Abruzzo: «Dal 1992», spiega Augusto De Sanctis, «la Regione non ha ancora approvato la Carta potenziale del rischio valanghe. Nel 1992 fu stanziata anche una somma di 300 milioni di lire». Per gli ambientalisti, la mancata approvazione non è un dettaglio e De Sanctis spiega perché: «Se approvata, la carta avrebbe portato a vincoli di inedificabilità nelle aree pericolose e magari i vincoli avrebbero interessato anche aree turistiche o bacini sciistici. Nei casi di costruzioni preesistenti, avrebbe potuto essere introdotto un vincolo d’uso con aperture solo d’estate e non in inverno». Secondo gli ambientalisti, quella della Regione è «un’omissione»: «Dal 2014 è stato fatto solo il Catasto delle valanghe: su questo fronte», dice De Sanctis, «la prima delibera risale al 2002, nel 2006 è stato affidato l’incarico a un’azienda che ha svolto la commessa in 4 mesi. Poi, l’iter si è fermato di nuovo fino al 2014 quando la giunta Chiodi ha approvato il catasto e ha dato mandato al servizio competente di predisporre la Carta del rischio valanghe e di “divulgarla”. Finora, però, sono passati altri due anni e mezzo di niente». (p.l.)