I 50 anni di Rocco: "Da Ortona al porno senza un rimpianto"

Rocco Tano, in arte Rocco Siffredi, l'abruzzese più famoso al mondo, festeggia mezzo secolo di vita a Budapest con la famiglia

ORTONA. La felicità dei 50 anni di Rocco Tano, in arte Rocco Siffredi, è tutta in una battuta: «E chi pensava di arrivarci?». Mezzo secolo di vita festeggiato ieri a Budapest con la famiglia, la moglie Rosa e i due figli. È partito da Ortona che era un ragazzo, ha girato il mondo fino a diventare il pornostar più famoso. Fare sesso è diventato un mestiere, oltre che un’arte riconosciuta in ogni angolo del Pianeta.

Un aggettivo per i suoi 50 anni?
«E chi pensava di arrivarci? Quando ero un ragazzo pensavo di vivere 20 anni intensamente piuttosto che 50 di noia. Ricordo ancora il mio medico all’epoca, il dottor Olivastri, mi disse: “Il porno porta malattie, non arriverai a 50 anni”. E, invece, eccomi qua. È stata dura, ma ci sono arrivato».

Apra l’album della sua vita: a 10 anni come si ricorda?
«Era appena morto mio fratello Claudio. Mia mamma era triste, soffriva. Mi dissi: “Devo crescere in fretta”. Così decisi di lavorare per aiutare la famiglia. Andavo a pulire le spiagge di Ortona, al Lido Saraceni le ho fatte tutte. Mi portava mio padre con il motorino».

A 20 anni?
«Finalmente la libertà, vivevo a Parigi. L’inizio di un’altra vita, quella che volevo. Io ho sempre sognato di diventare un pornostar».

A 30 anni?
«Ho conosciuto mia moglie Rosa. Avevo 29 anni per l’esattezza. Era amore vero, l’avevo represso 10 anni prima. Ma a una certa età ho sentito la voglia di amare. E Rosa era ed è la donna giusta».

A 40 anni?
«È stato un passaggio fondamentale. Pensavo bastassero 20 anni di porno e decisi di fermarmi. Sono entrato in un tunnel, ho dovuto fare i conti con me stesso fino a tornare sui miei passi e tornare sul set».

Come ha festeggiato i 50 anni?
«Una cena in famiglia. Io, mia moglie e i figli. Volevamo fare un viaggio, ma il più grande dei figli deve fare la maturità e così abbiamo rimandato».

A quale immagine lega il ricordo di Ortona?
«A mia madre, alla mia infanzia. Agli amici. A Luciano Romano, Claudio Urbisci e Antonio Mangi: che gruppo il nostro! Che scazzottate con le altre bande per il dominio del quartiere San Giuseppe».

Ha un rimpianto?
«No, ho fatto quello che volevo fare. E non pensavo che mi potesse riuscire così bene».

Che cosa non rifarebbe?
«Lo studio di produzione di Budapest, megagalattico. Con il porno in crisi non ha più ragione di esistere. Si lavora poco di questi tempi».

Che cosa avrebbe fatto se non si fosse aperta la strada del porno?
«Magari il cameriere, con la speranza di diventare padrone di un ristorante. Non lo so. Di certo posso dire ciò che mi sarebbe piaciuto fare: il pilota di elicottero, ovvero un mestiere che mi desse la possibilità di sentirmi libero».

Quando ha capito di essere famoso?
«Nel 1990 ho vinto l’Oscar negli Usa, in pratica sono stato accettato dal porno professionistico. Ma nel 1992 a Cannes ho vinto l’Oscar più bello. E nella saletta interviste mi sono seduto sulla sedia lasciata libera da Robert De Niro. Un paio di domande e sono uscito per strada. Tutti mi salutavano o mi fermavano per chiedere l’autografo. Non mi ero reso conto che l’intervista era andata in diretta tv ed ero diventato un personaggio».

Fino a quando continuerà a fare film hard?
«Non lo dico, può essere domani o tra 20 anni. Non lo so».

Come ha investito i suoi guadagni?
«Sul lavoro e comprando case. E poi, francamente, non mi sono fatto mancare nulla».

I suoi programmi?
«In ballo ci sono tante proposte. Ma a me piacerebbe fare una scuola per pornostar così come esiste la scuola di recitazione. E poi a ottobre uscirà un libro, un manuale per uomini e donne edito da Mondadori».

C’è stata un’occasione in cui si è sentito in imbarazzo?
«Da ragazzo. Mi chiedevano: “Che mestiere fai?”. E io rispodevo: “Il modello”. Non il pornostar. Trenta anni fa c’era un altro mondo... L’altro momento di imbarazzo qualche tempo fa, quando un mio collega, Franco Roccaforte, mi ha portato il figlio per iniziare la carriera da attore porno. Non contenti hanno voluto girare anche una scena insieme. E lì mi sono sentito in imbarazzo. Ho pensato: no, io e mio figlio insieme con una donna no. Anche uno come me ha dei limiti».

Il momento più esaltante della sua vita?
«Nel 1993, quando mio padre Gennaro è venuto a Cannes. Ed è entrato sul set. Poi, qualche giorno dopo c’era la premiazione per l’Oscar. Sul palco siamo saliti insieme. Standing ovation di 5.000 persone solo per lui. L’ho presentato come il mio primo fan. Quando ho iniziato, i film porno andavano solo ai cinema. E lui era sempre in prima fila».

Com’è l’Italia vista da Budapest?
«Problematica. Ma vi posso assicurare che gli italiani all’estero vengono sempre apprezzati. A prescindere».

Scusi, tanto per aggiornare le statistiche. Quanti film porno ha girato?
«Circa 1.800».

E con quante donne ha fatto sesso?
«Oltre 5.000. Un tempo c’erano solo le pornostar di grido a girare i film; adesso tutti vanno sul set e fanno sesso».

Da quando è in astinenza?
«Da ieri mattina (sabato, ndr). Ma stia tranquillo, spezzerò il digiuno per quando uscirà l’articolo».

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