I dipendenti delle Terme: riaprite, abbiamo paura 

«Siamo stati abbandonati». Venerdì consiglio d’urgenza a Caramanico

PESCARA. La loro «vita dipende dalle terme». Per questo dicono di avere «molta paura» perché nel loro presente la parola “futuro” è molto astratta. La sensazione che avvertono è quella di «essere abbandonati» da chi deve decidere per ciascuna famiglia rimasta senza lavoro a causa della mancata ripartenza stagionale delle terme. I silenzi delle istituzioni li fanno tremare: «Viviamo in un fortissimo stato di tensione e incertezze». È un futuro che, al momento, vedono nero i dipendenti delle terme di Caramanico, gli albergatori e i lavoratori dell’indotto che ieri erano presenti (una piccola rappresentanza su complessivi 190) alla conferenza stampa nella sede regionale di piazza Unione, convocata dal capogruppo regionale del Pd Silvio Paolucci, il consigliere Pd Antonio Blasioli e da Mario Mazzocca, capogruppo di “Uniti per Caramanico”. Sono rimaste in silenzio le maestranze, aspetteranno le risposte dalla Regione e dalla società concessionaria e si stanno preparando all’«infuocato» consiglio comunale straordinario, richiesto da Mazzocca nei giorni scorsi, previsto per venerdì pomeriggio al Comune di Caramanico.
Ma intanto i portavoce degli organismi sindacali e ricettivi, Concettina Alberico, Lucia Gismondi e Miria De Felice per Asca (associazione di commercianti); Angela De Stefanis per i lavoratori; Silvia Montanti e Marco Scalpelli per la Pro Loco; Davide Berrettini e Rosa per la pensione Vincenzella e l’associazione musicale “Marino da Caramanico”, si sfogano col Centro e raccontano cosa vuol dire «vivere di sole terme». Con le terme chiuse, in attesa che si risolva il braccio di ferro istituzionale, si sopravvive «con l’aiuto dei familiari o di qualche assegno di disoccupazione in scadenza». E il «domani fa terribilmente paura».
Con le tre sorgenti di acque diuretiche (Pisciarello) e sulfuree (Salute e Gisella) di località Santa Croce, Caramanico ha accolto anche fino a «1000 persone al giorno, con i vari bus che fino allo scorso anno arrivavano da tutte le parti d’Italia», attaccano i vari portavoce, «oggi invece, in attesa che qualcuno sblocchi questa situazione che ci sta lanciando sotto un treno in corsa, in paese abbiamo qualche passante, gruppetti di stranieri e alcuni escursionisti che si fermano a mangiare e dormire da noi».
Un deserto rispetto alle folle oceaniche, 15-20mila utenze ogni stagione, che trascina il comparto termale nei cui uffici attualmente lavorano «solo gli amministrativi, ma non percepiscono stipendio da più di quattro mesi». Nel dramma sono coinvolte anche le maestranze e le strutture ricettive e alberghiere dei comuni limitrofi, Sant’Eufemia, Roccamorice, Abbateggio, Scafa, San Valentino. Molti pendolari, stanchi dei su e giù, hanno «comprato casa a Caramanico» e ora non hanno più gli stipendi per pagare le rate del mutuo.
Famiglie monoreddito come quella di Barbara Rinaldi, governante della Reserve, hotel a cinque stelle con servizi termali inclusi, madre single di due bambini, totalmente allo sbando: «Ho due figli piccoli da mantenere col mio stipendio e una disoccupazione che finisce a fine anno, poi cosa farò?», sbotta la signora con gli occhi lucidi e l’orgoglio di una madre che non vuole elemosinare ciò che le spetta di diritto. Una situazione comune a tutti coloro che stanno vivendo ore, giorni, settimane, d’angoscia: «Abbiamo paura», è il refrain dei disoccupati termali. In rappresentanza dei lavoratori, Angela De Stefanis, denuncia la preoccupazione e i disagi del comparto e avanza la richiesta che è di tutti: «Vogliamo capire la volontà delle istituzioni nel risolvere questa dolorosa vicenda, vogliamo sapere dall’azienda che cosa intenda fare, vogliamo sapere se si stanno mettendo in atto strategie per affrontare il futuro. La sensazione è che ci abbiano abbandonati, ma se trovano una soluzione subito possiamo ancora salvare la stagione». I commercianti, forni, pizzerie, rivendite di souvenir, vendono il prodotto di giornata, hanno le dispense vuote e hanno stoppato gli approvvigionamenti: «Non possiamo comprare la merce e fare rifornimento perché non sappiamo se la rivenderemo. E inoltre, con quali soldi possiamo fare spese se non incassiamo?».
Alla pensione Vincenzella, il telefono bolle. Le prenotazioni arrivano prevalentemente dal centro sud, Bari e la Puglia in generale. Ma il titolare, Berrettini, dice di «passare il tempo al telefono a inventare giustificazioni per i clienti che vogliono venire a Caramanico, ma siamo costretti a rispondere che le terme sono chiuse e non sappiamo quando riapriranno. Perderemo per sempre tanti clienti, purtroppo» è la convinzione dell’albergatore di viale Roma.