omicidio orlando

I familiari del pasticciere: "Tragedia annunciata, ce l'aveva con noi"

La disperazione della moglie Patrizia Chiavaroli e della figlia Francesca: "A che serve la giustizia se poi tutte le denunce non si sa che fine fanno?"

PESCARA. «L’avevo detto che ce l’aveva con noi, lo sapevo che sarebbe successo: è stata una tragedia annunciata. Nessuno ha fatto nulla, a che serve la giustizia? A che serve?». È dietro al bancone della pasticceria Orlando che Francesca Orlando alterna la rabbia alla disperazione per la perdita del papà, ucciso a 67 anni da Giovanni Grieco.

Nella pasticceria chiusa con le luci basse e le paste preparate nella notte, Francesca viene sostenuta dagli amici e dai fornitori mentre la mamma, Patrizia Chiavaroli, siede straziata su una sedia. Sono sicure, le due donne, che il delitto di ieri poteva essere evitato perché tutti, nella zona, sapevano che Grieco e l’anziana mamma non sopportavano quella pasticceria e che l’uomo – arrestato nel pomeriggio di ieri – aveva aggredito per due volte il fratello di Francesca, Alessio Orlando: una nell’agosto 2013 e la seconda nel novembre 2014 quando poi era arrivato l’ammonimento del questore.

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«Tutte le nostre denunce che fine hanno fatto?», urla la famiglia di pasticcieri assistita dall’avvocato Giuseppe Di Girolamo. «Se conoscevo Grieco? Certo», dice Chiavaroli, «e conoscevo anche sua madre Maria Teresa Colaprete perché i due abitano sopra la pasticceria. Da quando abbiamo aperto», racconta in lacrime la donna, «la mamma di Grieco ci ha dato fastidio. Non le andavamo bene, non voleva la pasticceria sotto casa: ce l’ha con noi da 38 anni e per cosa? Per gli odori, diceva che a casa sua arrivavano i cattivi odori. Prima abbiamo dovuto rifare il controsoffitto e recentemente, pur di non starla più a sentire, abbiamo speso 10mila euro per l’impianto di aerazione. Ma niente, non le andava bene nulla. Quando la incrociavo mi guardava sempre in un modo minaccioso».

La storica famiglia Orlando è raccolta nel locale mentre fuori, intorno alle 11, c’è il cordoglio di tutta la marineria, dei tanti clienti, dei fornitori, di chi abita tra via Buozzi, via Fermi e via Puccini. Tutti conoscevano di vista Grieco e in molti sapevano di quella sua idiosincrasia per la pasticceria e anche delle aggressioni.

Il 41enne arrestato per l’omicidio, secondo la ricostruzione degli investigatori, sfogava la sua rabbia contro Alessio Orlando, l’altro figlio, aggredito nell’agosto 2013 mandandolo all’ospedale, e nel novembre 2014. Così, ieri mattina, in molti hanno pensato che in realtà la vittima doveva essere lui, il giovane Alessio.

Aggressioni condite da minacce come quelle riportate nelle denunce formalizzate dall’avvocato Di Girolamo in cui è scritto che Grieco aveva «minacciato di morte il signor Orlando, dicendo “ti ammazzo” ».

Da qui era arrivato, sempre nel novembre del 2014, l’ammonimento del questore Paolo Passamonti, un atto amministrativo simile a una diffida, una sorta di prevenzione contro gli stalker, i persecutori. Ma la Divisione Anticrimine aveva chiesto anche una misura cautelare per l’uomo che però, come racconta la difesa della famiglia, non sarebbe stata accolta dal pubblico ministero.

Un clima di astio, di veleni ma anche di impotenza come racconta il cognato della famiglia, Alessandro Rincione: «I giudici sapevano, ma in Italia non cambia mai nulla», si sfoga l’uomo. «Quello che io dico, lo so, è tutta retorica ma purtroppo è così: qui non succede mai nulla e che bisogna fare, bisogna armarsi? Io non sono capace di uccidere», dice con rabbia l’uomo, uno dei tanti parenti arrivati in via Puccini a piangere “Gianni” e a dare conforto a una famiglia così duramente colpita.

Patrizia Chiavaroli ha un malore e viene aiutata mentre la marina commossa, i ristoratori che accorrono nella zona accanto agli amici e ai tanti fornitori. Non è solo il quartiere a fermarsi perché l’omicidio lascia attonita tutta la città, la stessa che comprava le paste da Orlando.

C’è Paolo, l’amico di infanzia di Alessio, che lo abbraccia appena il giovane esce dalla questura e torna in lacrime sul luogo del delitto: «Per me Alessio è un fratello, ci sono nato insieme. Sì, io le vedevo “a quello” da queste parti, ma non stava con noi, non volevamo», dice riferendosi a Grieco. «Ma un conto è un cazzotto, un altro è uccidere: questo no, non si può accettare».

«Io e Gianni dovevamo andare a pescare e poi, come facevamo di solito, fare un fornacella con il pesce», racconta Germano, un altro fornitore della pasticceria arrivato sul posto. «Dovevamo andare a San Vito alle 14 e invece siamo qui a piangere Gianni», dice ancora l’uomo mentre nel quartiere arrivano Riccardo Padovano, tanti ristoratori, tra i quali Domenico Pagliaro titolare di Apollo e amico intimo della famiglia.

Una tragedia assurda, che ha commosso la città e le tante generazioni di pescaresi che hanno comprato dolci da Orlando.

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