I maghi abruzzesi non fanno le fatture 

Sono 350, guadagnano 12 milioni l’anno ma solo 2 su cento dichiarano i proventi al Fisco. Un’associazione però li scopre

PESCARA . Sono circa 350, secondo stime prudenziali al ribasso; hanno un giro d’affari stimato in 12 milioni di euro grazie ai circa 25mila “clienti” che ogni anno si rivolgono a loro. Solo il 2% di loro fa la fattura (quella fiscale, naturalmente). Maghi, sensitivi, cartomanti; per loro la crisi che ha stretto in una stretta mortale imprese e famiglie è passata senza colpo ferire, anzi. In tempi di magra, è persino aumentato il numero dei disperati che hanno riposto nel soprannaturale tutte le loro speranze. Il numero maggiore è in provincia di Pescara (140); seguono L’Aquila (90), Chieti (70), Teramo (50). I dati citati derivano da un conteggio effettuato qualche anno fa dal Telefono Antiplagio, attualizzati da Luciano Di Tizio del Cicap Abruzzo-Molise, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze, nato nel 1989 per iniziativa di Piero Angela e di un gruppo di scienziati e intellettuali.
Ne parliamo con il professor Aristide Saggino, ordinario di Psicologia generale, Psicobiologia e Psicometria, della Scuola di Medicina e Scienze della Salute dell’Università di Chieti-Pescara, e presidente del Cicap Abruzzo-Molise.
Professore, perché nel 21° secolo c’è ancora chi si rivolge ai maghi? Quali sono le motivazioni profonde che spingono le persone a tentare la strada dell’irrazionale per risolvere i problemi?
«Le motivazioni sono diverse, essenzialmente di tipo psicologico. Vi è poi una ulteriore motivazione rappresentata da una certa sfiducia nella scienza e nella ragione, che d’altronde non possono rispondere a tutte le esigenze ed a tutte le domande dell’umanità. Ma soprattutto vi è l’esigenza, tipica dell’uomo, di credere nel trascendente. Quando questa necessità non è soddisfatta dalle religioni ufficiali, di solito tutt’altro che tenere verso maghi et similia, si finisce facilmente per rivolgersi all’irrazionale».
Qual è il substrato psicologico, e anche antropologico, del “cliente” tipo?
«Di solito si sostiene che la clientela tipo sia costituita più da donne che da maschi, soprattutto da persone di scarso livello culturale e facilmente suggestionabili. Ciò è probabilmente vero anche se bisogna aggiungere che la credenza nei maghi e nell’irrazionale è presente in tutti gli strati sociali ed in tutti i paesi. Certamente tali credenze si diversificano nei diversi paesi anche a seconda delle diversità culturali. I riti voodoo ad esempio sono certamente diffusi ad Haiti e non in Italia. Ma anche se i fenomeni sono diversi sono spesso molto simili le ragioni e le cause degli stessi».
Oltre alle classiche “fatture” e pozioni d’amore oggi si sta diffondendo un fenomeno ancora più subdolo e pericoloso: l’avanzare di guaritori che spillano quattrini ai disperati, promettendo guarigioni miracolose, anche da malattie serie. Le risulta?
Sì mi risulta purtroppo e non è certo un fenomeno recente. Quello dei guaritori è a mio parere l’aspetto peggiore dell’intera questione: sfruttare il dolore altrui e la necessità di salvarsi o di salvare i propri cari da malattie terribili che la scienza attuale non può guarire, vendendo a queste persone illusioni spesso a caro prezzo.
Cosa possiamo dire alle “vittime”, che nella stragrande maggioranza dei casi non denunciano, oppure lo fanno solo dopo essere state spennate per bene?
«Due cose: che devono denunciare questi fenomeni alle autorità competenti e che possono per informazioni rivolgersi anche a noi del Cicap».
Secondo lei, siamo in presenza di fenomeno di involuzione culturale, che passa dal rifiuto della scienza, per una sorta di Medioevo di ritorno?
«In parte il problema è sempre esistito ed ha delle caratteristiche antropologiche. Ma è altresì vero che siamo sicuramente in un periodo di involuzione culturale rispetto alla scienza come è dimostrato da movimenti un tempo impensabili come, solo per fare un esempio, il movimento antivax. Il fenomeno è ormai così evidente che il precedente governo italiano aveva istituito una commissione nazionale per migliorare la comprensione del metodo scientifico da parte degli studenti delle scuole dell’obbligo».
In Abruzzo, in base alla sua esperienza, qual è la situazione?
«Direi che non esiste una situazione specifica dell’Abruzzo quanto una situazione specifica dell’Italia del Sud nel senso che, al di là degli aspetti generali che riguardano tutta la popolazione, il Sud del nostro Paese si caratterizza per il fatto che è sempre stato presente nel nostro territorio, più che nel resto del Paese, una tradizione, che si è storicamente spesso “mischiata” con la tradizione cattolica, tendente a credere nei cosiddetti maghi e persino a dare loro un certo status sociale. Questa commistione tra religione cattolica e credenze preesistenti al cristianesimo quasi di tipo pagano è ben riconoscibile in molte manifestazioni religiose del nostro meridione».
Lei ha fatto spesso riferimento al metodo scientifico, ma la scienza non ha commesso anche errori?
«Certamente, ma il metodo scientifico, a differenza delle opinioni personali, ha in sé gli anticorpi per correggere gli errori. Un esempio è rappresentato dalla presunta scoperta avvenuta anni fa della cosiddetta fusione fredda. Chimici dell’Università dello Utah affermarono di aver scoperto un metodo economico per produrre energia (sarebbe stata una scoperta rivoluzionaria per l’umanità), ma successivi esperimenti eseguiti da laboratori di tutto il mondo dimostrarono che si trattava di una bufala. La scienza, essendo basata sulla ricerca di molti scienziati e non sulle opinioni di una singola persona o di più persone, riesce a correggere i propri errori. Ma vorrei ricordare la risposta a questa domanda dello scienziato americano Carl Sagan: è come se noi uomini nascessimo in una stanza buia ed avessimo in mano solo un fiammifero (la scienza) che ci permette di illuminare una piccola parte della stanza. Si potrebbe obiettare che il fiammifero non ci permette di illuminare tutta la stanza. È vero, ma quale sarebbe l’alternativa che propongono gli antagonisti della scienza? Spegnere il fiammifero e rimanere al buio»?
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