I migliori bianchi e rossi abruzzesi nella cantina del ristorante Ferrara

Non può esserci accoglienza migliore di una Carta dei Vini vivente, da leggere tra le bottiglie esposte e a riposo negli spazi recuperati della cantina sottostante il locale, ed è quella su cui punta Claudio D'Alfonso, padrone di casa del ristorante Ferrara di Bucchianico. Storico non solo perchè esistente dal 1964, ma anche perchè il polso dei fuochi in cucina è quello della signora Assunta Santoferrara, madre di Claudio, custode attenta di una tradizione culinaria che comincia nel 1825.
Degustazioni di vini al banco del cantiniere con formidabili assaggi di salumi e formaggi ben selezionati e assortiti assieme ad altre curiosità nostrane e non. Un concept gastronomico in evoluzione che mira per l'anno prossimo, in animo di spending review, ad una rivisitazione del menù classico, con poche portate del giorno ed ingredienti "poveri" della tradizione, un menù che però non potrà scordare i must della casa come Ravioli di zucca gialla e ricotta con salsa al cinghiale, Tacconi e ceci in bianco, la Tagliata di Vitellone di razza marchigiana Igp o le "Tre espressioni dell'agnello”.
Piatti che aspettano il proprio contraltare al calice, da scegliere in una lista nutrita di etichette regionali, ben organizzata per tipologia e provincia. Da segnalare tra i bianchi il trebbiano Castello di Semivicoli di Masciarelli, il sauvignon Perlei di Filomusi Guelfi, il Pecorino Alto Tirino di Cataldi Madonna, lo chardonnay Alhena di San Lorenzo o il Daniele di Illuminati. Spaziando tra i rossi ci soffermiamo invece sul Montepulciano d'Abruzzo di Emidio Pepe, sul Vigna Sant'Angelo di Valori, sull'Iskra di Marina Cvetic, sul Margae del Feuduccio, sul Bellovedere di La Valentina e sul Cerano di Italo Pietrantonj. Un poco più debole è la scelta tra i rosati, dove comunque si fanno notare il cerasuolo Piè delle Vigne di Cataldi Madonna e il Villa Gemma di Masciarelli, l'Hedos di Tollo, il Solarea di Agriverde e il San Michele di Centorame.
Dopo un'esplorazione in cantina da parte del titolare, che riemerge con un dei primi rossi del professor Luigi Cataldi Madonna, barone vignaiolo di Ofena, che nel 1999 imbottigliava un ottimo cabernet sauvignon dell'Alto Tirino, l'Occhiorosso, oggi non più in produzione. Un rosso oramai introvabile, in Carta a 15 euro, onestamente come per i prezzi di tutte le altre etichette, presentato in tavola dal ristoratore con dovizia d'informazioni e passione.