I musulmani scrivono al sindaco: la moschea non è pericolosa

Il presidente dell’associazione islamica pescarese reagisce all’esposto al prefetto presentato dai residenti di via Pisa

PESCARA. «La nostra moschea non è pericolosa». Il presidente dell’Associazione culturale islamica «An Noor» Ahmed Mahbub reagisce così all’esposto inviato al prefetto e al questore da alcuni residenti per sollecitare dei controlli all’interno dei locali di un ex negozio in via Pisa trasformati in una sorta di moschea. Il presidente dell’associazione ha scritto una lettera al sindaco Marco Alessandrini per invitarlo a visitare quei locali che, a suo dire, sono sicuri e utilizzati nel rispetto della legge. Mahbub, evidentemente, è rimasto colpito dall’iniziativa dei residenti, preoccupati per ciò che accade in quei locali. A loro dire, non vorrebbero rispettate le norme igieniche e alcune condizioni di sicurezza. Per questo, i consiglieri di Forza Italia hanno annunciato un’interrogazione al sindaco.

Ma il presidente dell’Associazione culturale islamica assicura che tutto viene svolto nel rispetto della legge. «La nostra associazione, come tante altre», scrive Mahbub nella lettera al sindaco, «vuole essere un luogo di incontro e di aggregazione utile a promuovere e spiegare la cultura islamica e attuare insieme a tutti gli iscritti una politica basata sul rispetto dell’altro diverso da noi». «Questi principi per noi non sono parole», fa presente, «ma sono scolpiti nel nostro atto costitutivo e quotidianamente tentiamo di mettere in pratica ciò in cui crediamo. Con tutti i mezzi leciti e nel massimo rispetto della legge e della comunità locale chiediamo sempre tutte le autorizzazioni necessarie e tentiamo di promuovere le nostre idee, al pari di tutte le associazioni presenti sul territorio».

«Spesso, presso la nostra sede», rivela il presidente, «organizziamo attività culturali, come convegni, conferenze, dibattiti e tanta formazione per i più piccoli. Proprio per spiegare la cultura islamica in ogni sua espressione e nel massimo rispetto della altre culture, la nostra associazione si ritrova anche a fare preghiera. Il tutto in un clima di totale serenità e di massima apertura, senza creare fastidio o danni di alcun genere». «La speranza», dice ancora, «è che non vengano alimentate polemiche, talvolta anche strumentali, che possano nuocere al processo di integrazione e che spesso nascono solo dalla paura del diverso. Da questo punto di vista confidiamo in un rapporto leale non solo con la città, ma con tutte le pubbliche amministrazioni e, quindi, tutte le forze politiche, senza alcuna speculazione tesa solo a creare ansia e paura».

Da qui l’invito al sindaco: «La invito a venire nei locali dell’associazione a verificare di persona le nostre molteplici attività e, magari, partecipare alle nostre iniziative».

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