I racconti del pentito di camorra: omicidi ed estorsioni per comprare droga

Le rivelazioni di Lorenzo Cozzolino, fuggito da Napoli per mettersi in proprio e avviare un’impresa dello spaccio a Gissi, alla base dell’indagine dei Ros sulle infiltrazioni nel Chietino

PESCARA. "Sono nato a Cercola però ho sempre abitato a Portici. A Portici già da minorenne ho fatto parte di un clan camorristico Vollaro di cui quando ero minorenne nel 1988 ho sparato due persone, Scognamiglio Massimo e Iorio Felice". Comincia così il racconto del pentito di camorra Lorenzo Cozzolino, dal 2002 sbarcato a Gissi, con i carabinieri del Ros e i pm dell'Aquila Antonietta Picardi e David Mancini. I verbali raccontano tutti d’un fiato la carriera criminale di Cozzolino: "Gli ho sparato perché noi avevamo una piazza di fumo di droga e datosi che il clan operante nella zona non permetteva a nessuno di sparare senza l’ordine del clan, io mi rifornivo da mio suocero Attilio Belsole che all’epoca non era mio suocero, eravamo amici".

Sono le dichiarazioni di Cozzolino a guidare il lavoro degli investigatori che, all'alba di questa mattina, hanno arrestato 31 persone per lo spaccio di droga sulla costa chietina. "'Attilio si deve fare?' dice 'io avevo intenzione di, comunque di punire queste persone'. Attilio dopo un po’ di tempo mi disse, andando che io andavo là a prendere il fumo, prendevamo tre, quattro plance, cinque plance, dipende, perché poi lo tagliavamo su nel garage che si trova in via… là come fa… via… via Zuppetta, in via Zuppetta il garage di Sergio Troise, allora e niente comunque parlai con Attilio e Attilio mi disse 'e questi sono due scostumati', dice 'perché pure a me m’hanno menato sotto col fumo, m’hanno… non so quante plance di fumo'; a questa cosa Attilio Belsole non è che poteva dare l’ordine di sparare a questi qua, comunque ne parlò con il clan Vollaro e disse 'Lore’, è tutto a posto, se ti organizzi gli puoi sparare'".

Il clan Vollaro è sopravvissuto alla guerra di camorra dei primi anni Ottanta nel corso della quale era federato con la Nuova famiglia contro la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Per i primi due omicidi della sua storia criminale, Cozzolino è finito in carcere: "Dopo sei mesi sono uscito, quando sono uscito ho iniziato a fare le estorsioni sempre per il clan Vollaro però io il contatto diretto con il clan Vollaro non l’avevo e lo iniziai a fare con Fiore Gaetano che è deceduto, con Albertino Trocino che è deceduto, con Beato Antonio detto ’u pazz che è vivo e con La Monica Giuseppe che è pure vivo. Comunque non mi trovavo bene, facevamo queste estorsioni però non mi trovavo bene perché i soldi loro li spartivano a modo loro, nel senso che comunque… 'no, questo lo devi dà ai Vollaro… questo…'. Comunque la cosa non andava bene, ci riorganizzammo".

Il passo successivo di Cozzolino è quello di mettersi in proprio. Un imprenditore del crimine: "Appena rilevavamo una impalcatura ci fermavamo e chiedevamo l’estorsione; in merito a questo fatto, dopo questo fatto disse 'no, ci conviene di più aprire una piazza che a fare questa estorsione con questi qua', comunque iniziammo, io parlai con Giuseppe Marino detto ’o Pirata, con Luciano Santillo che adesso è deceduto, con Francesco Iacomino che è deceduto e con Paolo Celotto, vabbè comunque il gruppo dei Vollaro. Dissi 'vorrei aprire una piazza sopra a palazzine', disse 'vabbè Lore’ non ci sono problemi, la roba te la passiamo noi', dice 'l’unica cosa, un milione alla settimana va ai Vollaro, vendi o non vendi quello è, devi dare un milione alla settimana ai Vollaro'. Dissi 'non ci sono problemi'".

Cozzolino racconta anche di un episodio che ha scatenato una guerra tra la malavita napoletana, tra interessi economici e orgoglio da difendere: "Peppe La Monica, 'buongiorno', 'buongiorno', ci salutammo pure freddamente dico pure la verità, 'buongiorno', 'buongiorno', lui entrò nella macelleria di mio cognato, io lo guardavo, si prese la carne e non pagò; allora io entrai nella macelleria e dissi 'Genna’, ma fammi capi’', dissi io, 'ma perché non ha pagato? Ma che tiene qualche conto aperto?', dice, 'quelli sono tanti fratelli, faccio un’opera di bene”, però io avevo capito che mio cognato di tutte le cose si metteva paura, dissi io 'comunque vabbè', acchiappammo a ‘sto Peppe io e Ciro Tamarro e lo riempimmo di botte. Questo Giuseppe La Monica disse ai Vollaro che mentre lo picchiavamo io avrei detto una brutta parola alla famiglia Vollaro, cosa che io non avevo mai detto, cioè veramente non l’avevo detto, non era mia intenzione".

Cozzolino ripercorre anche il suo "primo agguato", quasi un passaggio obbligato. Come per i pugili è un cazzotto sul naso: "Girandomi sott’occhio vedo questo Runner con queste due persone a bordo e lo capii subito, dissi io 'fuggite' dissi io 'stanno per noi' e iniziammo a scappare prima che loro arrivavano, loro iniziarono a sparare, questo è stato il mio primo agguato, poi ne ho subìto un altro, questo è stato il 20 di aprile del 2001, 20 o 21 aprile del 2001, e mi feriscono però io correvo abbassato così proprio per non farmi prendere alla schiena, vabbè comunque mi presero un po’ più su del gluteo, ce l’ho ancora dentro perché non mi hanno potuto operare...”.

Passo successivo, nel 2002, lo sbarco a Gissi insieme alla moglie Italia Belsole per creare quella che gli investigatori chiamano "una struttura criminale per il traffico degli stupefacenti". Tra le prime partite gestite ce n'è una da 20 chili di hascisc: "Dissi io: 'Me la vedo io, però fai una cosa, questi 20 chili di fumo che tu hai preso, datosi che tu li vendi a 4 euro facciamo 20 mila euro io e 20 mila euro tu' e lui disse 'a me sta bene'. Così io organizzai con Croce Lino e con Croce Carlo la sera… fu una sera che lui mi chiamò e mi disse 'Lore’, vedi che qua sta Castrese e un sacco di gente e cose', dissi io 'non ci sta problema', scendemmo io e Lino Croce e Carlo Croce, siamo scesi con due 7.65, siamo partiti da Gissi, siamo arrivati là, quando siamo arrivati là vidi a Martella che stava là fuori che aveva chiamato i carabinieri. Dissi io 'ma come hai chiamato i carabinieri!' dissi io... 'va a finire che ci fa arrestare pure a noi con le pistole addosso!'".

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