I rifugi dei disperati nei ruderi abbandonati di Pescara

Accampamenti nell’ex draga che cade a pezzi, sotto i portici di piazza Salotto e nelle case pericolanti in centro: "Viviamo con 10 euro, non sappiamo dove andare"

PESCARA. Una coperta attaccata a un filo di ferro, 6 file di mattoni forati con sopra un pupazzo a forma di cane, una bottiglietta di profumo, un cubo di Rubik, medicine e un quadro di Padre Pio. È questa la stanza di un polacco di 41 anni che vive nei ruderi dell’ex draga in via Valle Roveto, a 7 metri dal fiume Pescara. Insieme a lui ci sono altre 4 persone: «Non sappiamo dove andare, meglio qui che stare sotto i ponti», dice. Davanti a lui c’è un tavolino con olio, passata di pomodoro, merendine, sale e spezie. Ci sono anche le bacinelle per lavare i piatti e i panni. Accanto al cemento che cade a pezzi c’è l’armadio: vestiti, scarpe, valigie, torce e una radio. I materassi sono stesi sui mattoni per contenere l’umidità che risale dalla terra.

La mappa dei rifugi. Questo è uno dei tanti rifugi dei disperati in città: un’emergenza che si allarga. Sono quasi un centinaio i senzatetto che vivono da fantasmi. Anche i portici del centro, tra piazza Salotto e via Nicola Fabrizi, e l’area esterna della stazione sono diventati dormitori a cielo aperto. In via Gobetti, altra zona centrale, sono state occupate le vecchie case pericolanti: i residenti dei palazzi hanno le finestre con vista sul degrado. Nell’area di risulta si dorme nelle auto e nei furgoni: fa freddo ormai e non è più tempo di dormire nelle aiuole.

Il mostro di Pescara. All’ex draga, all’ombra del grande cantiere del ponte Nuovo, si scappa dalle luci della città. Un mostro, abbandonato da oltre trent’anni e di proprietà privata, che sembra sempre sul punto di crollare: «L’ultima volta che c’è stato il terremoto, ero seduto sul letto e mi sono sentito tremare la terra sotto i piedi. Mi sono alzato e sono scappato in mezzo alla strada», dice un altro polacco mentre mangia un panino con il pomodoro. Ha 38 anni e la faccia segnata da una vita di stenti: «Però il fabbricato non ha riportato danni: è tutto apposto», dice come se fosse normale vivere e dormire accampati sul fiume. C’è anche una donna: ha 51 anni e sembra che ne abbia tanti di più. «La notte? Non fa tanto freddo, qui stiamo bene», dice.

Inquilini abusivi. Negli anfratti dell’edificio vivono accampati gli invisibili. In 5 si dividono lo stanzone aperto davanti al fiume: «Da questa parte ci siamo solo noi e non ci sono bambini», dicono i polacchi, «non siamo romeni, non portiamo bambini qui». Altri hanno spaccato un muro nel fabbricato principale, al di là di una porta di ferro verde, e vivono accampati nella sporcizia facendosi luce con le batterie per le auto e dormendo su materassi presi dai cassonetti della spazzatura. Anche dall’Asse attrezzato si vede che l’ex draga è abitata.

Le voci dei disperati. Una vita ai margini di Pescara: «In passato siamo andati a dormire alla Caritas ma lì non si può stare più di 22 giorni e ci hanno fatto lasciare l’alloggio», racconta ancora il trentottenne, «io prima abitavo con la mia fidanzata che ha una casa popolare a San Donato, poi ci ho litigato e ora non so dove andare: per questo, sono venuto qui. Ho fatto anche la domanda per una casa popolare nel 2001 ma non si sa niente». Per vivere, queste persone fanno i parcheggiatori abusivi: «Lavoro nei parcheggi guadagno 10 euro al giorno, qualche volta 15. Almeno compro le sigarette e qualcosa da mangiare». «Io vorrei lavorare», dice il quarantunenne, «fare il muratore o le pulizie, ma il lavoro non c’è. Se avete qualche offerta venitemi a chiamare», ci dice.

«Non cacciateci». L’unica paura all’ex draga è quella dello sgombero che significherebbe perdere, in un colpo solo, la “ricchezza” accumulata in mesi di ricerche: materassi, piumoni, vestiti, mobiletti. Sarebbe come ritrovarsi senza più niente e ricominciare da zero. «Non diamo fastidio a nessuno, perché dovrebbero cacciarci?».

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