I vescovi d’Abruzzo contro il petrolio: no a nuovi progetti

Presa di posizione della Ceam, Valentinetti: “Sconcerto per scelte politiche che trasformano i nostri territori in distretti minerari. Serve democrazia ad alta intensità”

PESCARA

I vescovi di Abruzzo e Molise prendono posizione sulle piattaforme petrolifere e si schierano con i No triv: «Come Conferenza dei Vescovi dell'Abruzzo e Molise, esprimiamo la nostra viva preoccupazione riguardo al riproporsi di progetti di sfruttamento petrolifero di vaste aree dei nostri territori e delle nostre coste denominati “Ombrina 2”, “Elsa”, “Rospo mare”, da parte della multinazionale britannica Rockhopper Exploration. Tali progetti, a suo tempo abbandonati per la contrarietà delle popolazioni, saranno resi possibili dal contenuto del Decreto denominato “Sblocca Italia”», così afferma Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara e presidente della Ceam. La discesa in campo dei vescovi arriva il giorno dopo la manifestazione di protesta a Roma contro lo Sblocca Italia: trecento gli abruzzesi che hanno partecipato. «Ampi territori a vocazione turistica, agricola, vitivinicola, saranno definitivamente snaturati da questa “deriva fossile” nonostante in altre regioni, come la Basilicata, interessate da queste estrazioni, non si siano constatati i promessi miglioramenti nell'economia, né nella occupazione. Non possiamo che esprimere sconcerto», dice Valentinetti, «per scelte politiche nelle quali si prevedano: la trasformazione dei nostri territori, dell'Abruzzo ma anche di vaste aree del Molise, in distretto minerario per gli idrocarburi; il riconoscimento, come emerge dal testo del Decreto, del carattere strategico praticamente di ogni infrastruttura legata agli idrocarburi; la sottrazione alle Regioni di tutte le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (Via), per le attività di ricerca, prospezione ed estrazione in terraferma, avocate allo Stato. Come già questa Conferenza episcopale aveva fatto, invitando a desistere da ogni progetto petrolifero e di sfruttamento selvaggio dell'ambiente naturale, richiamiamo alla difesa del Creato». Poi l’appello alla politica a rispettare il fronte del no: «Riteniamo necessaria una democrazia “ad alta intensità”. Ossia una democrazia sostanziale, partecipativa e sociale».

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