I vicini: «Da giorni li sentivamo urlare»

Sporcizia, degrado e rifiuti nel locale occupato dalla coppia

VILLA RASPA. «Nell'ultima settimana li abbiamo sentiti litigare tante volte. Le urla di quella donna che chiedeva aiuto arrivavano fino a casa nostra». Giuliano Fratini e la moglie Mirella Giacomo vivono a pochi metri dalla casa di via Italia in cui Angela Mihalova è stata uccisa.

E raccontano che era almeno da venerdì scorso che le liti tra la donna e il compagno andavano avanti. Ma raccontano anche le condizioni di miseria estrema in cui vivevano i due in quel casolare, e di averlo segnalato.

In effetti basta solo guardare dentro il locale a piano terra che Angela Mihalova e Georgiev Rashev avevano usato come rifugio per farsi un'idea. Anche stando sul marciapiedi davanti alla saracinesca d'ingresso si sente un tanfo fortissimo. Sul pavimento della stanza che affaccia sulla strada c'è un ammasso indistinto di carta, cartoni, volantini e manifesti elettorali. In mezzo pezzi di legno, scarpe, cassette di plastica.

Anche dalla strada si riesce a vedere la stanza di dietro, quella in cui si era accampata la coppia. C'è un piumino buttato per terra, ci sono altri scatoloni, un bottiglione di plastica, un po' di vestiti ammucchiati su un mobile, una tavola bianca - forse una porta, forse un'anta d'armadio - appoggiata per terra come a formare una barriera.

«Venerdì mattina», ricorda il signor Giuliano, «abbiamo sentito una voce di donna che urlava aiuto. Veniva dalla casa abbandonata. Domenica mattina è successo di nuovo».

«Io non ho sentito le urla perchè non sono stata in casa negli ultimi giorni», racconta un'altra vicina, «ma qualche sera fa ho visto lei qui di fronte. Strillava. Dopo un po' ho visto che arrivava un uomo: si sono abbracciati e baciati. Evidentemente avevano fatto pace».

La coppia, secondo i vicini di casa, si era stabilita nel casolare abbandonato ormai da mesi. «Erano arrivati quando c'è stato tutto quel freddo, quest'inverno», racconta il signor Giuliano, «ed erano rimasti. Da un cancelletto a fianco alla casa entravano nel giardino e da lì, credo tramite una finestra, dentro il locale a piano terra. Lei a volte la vedevamo uscire in bicicletta. Altre volte invece uscivano insieme. Erano poveri, ci dispiaceva. In quel casolare, però, e non solo per causa loro, la situazione era insostenibile».

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